Perché Gesù muore…

GESU’ MUORE PER UN COMPLOTTO DI POTERE.
Da un articolo di padre Ortensio da Spinetoli:

Il secondo grande capitolo della reinterpretazione ecclesiale dell’opera di Cristo riguarda il valore e il senso della morte di croce. Le ragioni storiche che hanno portato Gesù a tale ignominiosa fine sono state pian piano accantonate. Essa era per i giudei e quindi per i cristiani un’infamia (Dt 21, 23) e soprattutto un segno che non onorava l’inviato, il profeta di Dio per eccellenza. Bisognava se non cancellare, attenuarne lo scandalo ricordando la previsione di Gesù al riguardo (cosa del tutto possibile) e soprattutto rimettendone l’iniziativa a Dio steso (Mt 26, 2).
Gesù muore di fatto vittima di un complotto di potere che egli in nome di Dio ha osato contestare e rovesciare ma per i primi teologi cristiani si tratta di una morte sacrificale, un’offerta che sale a Dio in riparazione ed espiazione dei peccati dell’umanità. Due letture diametralmente opposte. Quale la vera? Se al primo posto vanno collocati sempre i fatti, la storia, è ovvio pensare che né i giudei, né i romani hanno oppresso il profeta galileo per fare un piacere a Dio, ma piuttosto per sbarazzarsi di una persona influente che aveva tentato di disturbare le loro egemonie.
L’interpretazione teologica dei fatti è sempre quella che viene dopo i medesimi. L’ipotetica morte sacrificale di Cristo potrebbe per questo essere più semplicemente una lettura in chiave giudaica della fine del profeta martire. I moduli che Paolo e i sui scolari avevano a disposizione erano il “capro espiatorio”, l’ “agnello pasquale”, il “servo sofferente” che muore per le moltitudini. Possono essere stati essi a dare un’inquadratura onorata a una morte che la legge riteneva fonte di maledizione (Dt 21, 23).
Rimane per altro verso difficile se non assurdo pensare che Dio possa sentirsi implacabilmente adirato con l’uomo e che peggio ancora sazi la sua sete se non di vendetta, di risarcimento (espiazione e propiziazione) con il sangue di un innocente, per di più del proprio figlio.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.