Passione d’amore, non di morte

Quando la liturgia ci propone i passi dei vangeli conosciuti come la Passione di Nostro Signore Gesù, comincio ad essere attanagliato da dubbi e domande. Può un uomo consapevole di ciò che lo attende andare incontro alla sua passione, che mentalmente e in pratica precede la sua morte? E come può affrontarla così serenamente, cosciente delle sofferenze e del dolore che ne deriverà? Facciamoci caso alle parole che usano gli evangelisti. Giovanni per esempio, al capitolo 13 scrive: Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine… La parola-verbo Amare non è un abuso nei vangeli. Gli evangelisti non la usano a vanvera e per descrivere qualcosa di fatuo. Riferita a Gesù, questa parola, questo verbo, diventa fin dalle prime pagine dei vangeli, un imperativo costante della vita e della azione di Gesù. Ogni gesto che egli compie: “Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii sanato». E subito la sua lebbra scomparve” (Matteo 8), ogni parola di sollievo che egli rivolge al prossimo che lo avvicina: “Non temere, continua solo ad aver fede!». dice a Giairo in Marco 5, tutto ciò che egli fa è un atto estremo di amore. Un miracolo d’amore. Si potrebbe parafrasare Dante dicendo di Gesù ciò che il poeta dice di Beatrice: “par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare”. Ma l’amore cosa altro è nel suo profondo manifestarsi di sé, quando quel fuoco che abbiamo dentro viene solamente mitigato dall’esternare a chi è oggetto del nostro amore con gesti e parole idonee, tutto il sentimento che noi nutriamo nei suoi confronti? E cosa altro è quel fuoco che brucia dentro, se non una “passione”? Le due parole passione e amore sono spesso usate come sinonimi, affiancate una accanto all’altro, per disegnare i contorni della persona innamorata che ama. Gesù ama e soffre, nutre compassione e misericordia, trova slanci generosi verso chi chiede aiuto e comprensione come il paralitico: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”. (Luca 5). Gesù non è un medico, un 118 ambulante, un guaritore che usa chissà quali arti magiche o arcani. Gesù è un uomo, in carne e ossa, che ha una qualità superiore agli altri: ha un cuore che pulsa d’amore, che sente il bisogno di chi gli sta vicino, ed è pronto a soddisfarlo. Lo soddisfa con le parole giuste: ( Luca 6): Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano. Li sazia di pane:  “Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano” ( Giovanni 6). Usa i gesti dell’amore: tocca, accarezza, accoglie, piange, si commuove. Un uomo che conosce tutte le sfumature della pienezza dell’anima umana, che non nasconde mai il suo sentimento verso il prossimo riconoscente o verso chi lo vuole uccidere. Guarda negli occhi una persona e lo ama fin nel profondo del cuore. Scrive infatti Marco nel capitolo 10: “Allora Gesù, fissato lo sguardo su di lui, lo amò”. Quando Gesù fissa lo sguardo su un interlocutore, lo fa per accogliere nel suo sguardo la vita di ogni persona che chiede di incontrarlo. Ma lo sguardo limpido di Gesù che possiede un cuore che ama e scoppietta delle ardenti fiamme dell’amore può anche far male: o ti purifica o lo fuggi. Gesù non è mai fuggito di fronte alle prove della sua vita. E’ sempre stato coerente con la sua idea del regno di uomini tali da rendere visibile la presenza di Dio nel mondo. Era un compito quasi impossibile da realizzare, ma fateci caso anche voi. Quante volte di fronte ad una difficoltà, ad una prova che sembra estrema, un uomo, una donna che amano i propri figli, compagni, si sono spinti a sfidare l’impossibile? Nulla è interdetto ed impossibile al cuore che ama. La sera dell’ultima cena, in un clima che poteva essere triste per lui e i suoi amici, sospettando e sapendo quello che fuori si andava tramando contro di lui, non trova di meglio prima della cena che lavare i piedi ai suoi discepoli e commensali. Il gesto  estremo del servo, dell’ultimo dei servi di una casa che si rispetti, lo compie lui. Narra Giovanni nel capitolo 13: “Si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto”.  E’ un gesto che avrebbe dell’incredibile se fosse avulso dal contesto di una vita spesa per gli altri e vissuta con passione. “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. ]Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi”. Ecco, dal momento in cui uno è capace di sporcarsi le mani, solo allora potrà essere di insegnamento per gli altri. Non prima, ma dopo, quando le mani non vengono più sollevate ad invocare Dio, ma vengono a cercarlo nella miseria della condizione umana che soffre. E Gesù sa cosa è la sofferenza. Si commuove persino per il male che gli altri compiono su stessi pur di fare male a lui.  “Gesù si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». Si commuove per Giuda perché sa di perderlo definitivamente nel momento in cui preso il boccone che Gesù gli offre. lui esce nelle tenebre. E’ un amico appassionato Gesù, non lascia mai nulla di intentato per tenere con sé tutti, anche il traditore.  e con gesto commosso gli offre il primo boccone, quello che si da all’ospite importante. Non lo inghiotte, Giuda non fa suo quel gesto e quel pane d’amore. La sua passione è la ricchezza, è mammona, di cui lui è adoratore e servo fin dal suo apparire nelle pagine del vangelo. Quando i tempi stringono per l’assedio che ormai sente incombente, la passione di Gesù trabocca e ci regala queste parole: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. Stai per essere ammazzato, benedetto figlio, invece di cercare scampo nella fuga tra i monti, lui insegna l’amore. Ci insegna che l’amore è il più grande di tutti i comandamenti, quello che ci nobilita e ci fa simili a Dio. E poi sulla croce chiede perdono per i suoi carnefici: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Non è il delirio di un agonizzante. Sono le parole di un uomo che avendo sempre amato, ama fino alla fine, non può tradire il suo sentimento e la sua passione per noi. Siamo noi la vera passione di Gesù, coloro che devono sentirsi amati da amore profondo e come tali amare imparando da lui. La passione di Gesù non conosce come diretta conseguenza la morte. La morte è una conseguenza della sua passione d’amore per gli uomini e le donne del suo tempo che si mette fino ai tempi estremi della storia umana. Gesù muore, e la passione d’amore che egli ha vissuto per tutta la sua esistenza lo fa risorgere ad una vita eterna e indistruttibile. E noi con lui.

 

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.

Una risposta a “Passione d’amore, non di morte”

  1. Tu dici: “La passione di Gesù non conosce come diretta conseguenza la morte. La morte è una conseguenza della sua passione d’amore per gli uomini e le donne del suo tempo che si mette fino ai tempi estremi della storia umana. Gesù muore, e la passione d’amore che egli ha vissuto per tutta la sua esistenza lo fa risorgere ad una vita eterna e indistruttibile. E noi con lui”. Bravo! Un bel commento il tuo, il vero significato di Gesù, uomo tra gli uomini, e il suo insegnamento. Solo l’amore può e vale, l’amore nelle sue varie forme e sfumature a cominciare da quella forza che crea tutto ciò che esiste e che ha prodotto anche noi. Siamo fatti di amore.

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