Palermo è sempre Palermo

PALERMO CAPITALE DI BELLEZZA E CULTURA

“I “Vu Cumprà” qui ti chiamano “Cuscì”.

Le Chiese si fondono con le Moschee e il Kebap con le panelle.

Via Maqueda è spagnola ma la abitano indiani, africani e arabi.

Via Lincoln, invece, sembra inglese ma è tutta dei cinesi.

Se giri l’angolo,

però, tra una lanterna rossa e l’altra,

trovi il Teatro dei Pupi,

un teatrino popolare e un negozio di calìa e semenza

che è la fine del mondo.

Il parcheggiatore, sotto casa mia, viene dal Bangladesh ma indossa una coppola, canta “Ciuri ciuri” e mangia cannoli.

La stanza blu, piena di iscrizioni arabe saluta, da lontano, la stanza delle ceramiche, piena di mattonelle variopinte;

un harem sconosciuto tende la mano a un vecchio quanat.

La Cappella Palatina si compiace di esser d’oro e guarda con affetto la Magione;

la Zisa si veste di giardini e schiaccia l’occhio a Villa Giulia.

La Palazzina dei Cinesi tifa per il Palermo.

Lo Spasimo non ha tetto. Solo stelle e jazz.

In compenso lo sfincionaro ha il giusto sound dentro una lapa.

Un neomelodico passa con lo stereo a tutto volume davanti il Politeama e, a Piazza Verdi, trasmettono la Boheme su un maxi schermo.

Tra le vie che portano al Massimo trovi taverne, marranzani e fiori di plastica e Casa Professa con i suoi dipinti sorge dentro un vecchio mercato popolare tra cassette di Forst e stigliola.

E’ Palermo: eternamente sospesa tra cielo e inferno.

Città di contraddizioni e coerenza, di sfarzo e miseria, di fumo e profumo.

E’ Palermo e Dio solo sa se, in quest’epoca dove si ergono muri e il filo spinato è un abbraccio negato all’umanità, Palermo si meritava di essere Capitale Italiana della Cultura 2018.

Perché potete dire tutto della mia Palermo, ma per quanto possa presentarsi sdirrupata, mendicante e misera, questa città, elegante nell’animo, non ha mai chiuso le porte in faccia a nessuno.

Non le ha chiuse all’extracomunitario, non le ha chiuse all’islamico, non le ha chiuse né agli europei né agli americani.

Non le ha chiuse nemmeno a me, che parlavo la lingua dei monti e mi sono trovata a dover imparare il mare.

Palermo Capitale della Cultura 2018.

Sì. Ce lo meritiamo.

E ogni tanto, perché no, facciamoci un applauso.”

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.