Non si muore per volontà di Dio

Il bisogno di giustificare, da parte dei primi predicatori del cristianesimo, la morte in croce del loro Dio in terra, la più grande infamia per la mentalità giuridica e teologica del tempo, portò i cristiani ad esaltare la morte in croce come massimo compimento del disegno divino della salvezza umana. Si è scissa cosi la sofferenza umana, di cui si fece garante e curatore Cristo Gesù, dal peccato come rottura della relazione armoniosa dell’uomo con Dio che metteva a repentaglio il vero disegno divino sull’uomo. E cosi con Paolo e i primi teologi si radicò questa convinzione della salvezza dal peccato, concessa per infinita misericordia divina tramite il sacrificio programmato del Figlio, e col peccato si giustificò anche la presenza del male del mondo facendolo discendere addirittura da quello di Adamo. Questa è la teologia dominante del cattolicesimo, dura a morire e forse invincibile, perché offre schematicamente un quadro semplice e chiaro di una realtà che in effetti è composita e molto più complicata. Ma si sa che le verità semplici (2 più 2 uguale 4) sono molto ben più accolte delle verità composite (Dio è essere e non essere), che fanno della realtà un composito quadro che anche la teologia deve sforzarsi di vedere, non dal punto di vista di Dio ma dell’uomo. Lo stesso punto di vista e di interesse che Gesù mostrò verso i suoi contemporanei ai quali non venne a predicare dogmi e dottrine, ma un regno di Dio basato sul servizio alle “vedove e agli orfani”, sulla condivisione del pane e della tavola con gli ultimi, sull’accoglienza ai pubblicani e alle prostitute. Mai condannando e giudicando, perché è “venuto non per giudicare ma per salvare il mondo” e mostrandosi di scandalo persino al Battista che era in attesa del messia che col fuoco avrebbe bruciato gli alberi infruttuosi. Venne invece come un paziente contadino a zappettare e concimare ed aspettare il frutto dell’albero, e si prese cura delle pecore senza guida e si mise in cerca della smarrita, “le curò e le fasciò”. E la sua parola fu parola di liberazione, dal potere religioso e politico, aprendo gli occhi ai ciechi e le orecchie ai sordi, restituendo la vita a chi giaceva paralizzato nella colpa inesistente di un peccato inventato, più per tenere oppressi che per essere utile alla causa di Dio. E le prime vittime del peccato sono stati proprio Dio, Gesù e la chiesa. Adesso l’attesa per un nuovo Spirito che possa farci aprire le porte a Cristo, definitivamente e nella maniera evangelica, nello spirito delle beatitudini e non in quello di Anselmo e Agostino, con la loro teoria della giustificazione di una massa umana terribilmente peccatrice e dannata.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.