Mt 18,12-14 Nessuno sarà perduto

Dal Vangelo secondo Matteo 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?
Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli».

Gesù istruisce i suoi sui compiti della comunità: accogliere i piccoli non dando scandalo, mostrando come funziona la comunità regno, ove l’accoglienza e il servizio la fanno da padroni, e farsi come bambini; questo  significa accogliere lui, Gesù. Dopo di questo conclude con una parabola per mostrare come avere cura di questi piccoli. Se un pastore ha cento pecore e ne perde una egli va alla sua ricerca finché non la trova. Così è per i piccoli del regno affidati dal Padre. Più i piccoli del regno corrono pericoli e sono sulla via dello smarrimento, più bisogna preoccuparsi e averne cura. Rimanere indifferenti di fronte ai morti nei mari che vi annegano come profughi perduti non è da appartenenti alla comunità di Gesù. Non è agire come il Padre che ama e soffre per questi che si perdono. Nessuno di essi sarà perduto per il Padre. Il luogo della salvezza è la comunità, il gregge di cento pecore. Fuori di esso la pecora sola rischia di smarrirsi nel mondo e nelle sue false illusioni e ambizioni.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.