LE GUIDE CIECHE. In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».
Il capitolo 23 è una sfilza di dure accuse ai capi e ai dirigenti del popolo. I sette “guai a voi” che Gesù lancia contro la dottrina e contro l’operato di Scribi e Farisei rappresentano la condanna totale di un insegnamento e di un agire in conseguenza di esso, che sono completamente incompatibili con l’essere parte della comunità dei credenti. E’ totalmente inconciliabile il cristianesimo con la dottrina dei dottori e dei farisei. Essi vengono denunciati da Gesù come coloro che operano per il loro potere e prestigio. Il regno di Dio che era già stato annunciato da Giovanni Battista è stato precluso al popolo dal potere oppressivo che essi esercitano, impedendo alla gente che voleva accogliere tale messaggio di accettarlo e farne parte. Proprio loro, i dotti e i sapienti, che anzi dovevano essere pronti a prepararne le strade. Invece hanno portato la gente a diventare loro proseliti e sostenitori di un insegnamento che è soprattutto legalistico e non umanitario, nel senso che in nome di Dio hanno spacciato leggi e precetti che non curano il bene dell’uomo ma solo all’apparenza vogliono rendere culto a Dio. Leggi e precetti che badano all’effimero e all’inutile e trascurano la giustizia. Vengono così accusati da Gesù di essere ciechi e guide di ciechi, destinati entrambi a finire nell’abisso. E in questa cecità Gesù ricorda loro che il giuramento non è pratica lecita ed è idolatria. Lui che aveva ammonito la sua comunità di “Non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio; 35 né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re (Mt 5,35). Ebbene, gli scribi e i farisei, guide cieche, che si vantano di conoscere le scritture ignorano che il giuramento ha una essenziale relazione con Dio, e come tale non può esservi associato. Eppure nella comunità giudaica era prassi giurare in nome di Dio, facendone così mercimonio e ignorando la stessa legge di Mosè che vietava di farne vano uso non nominando il nome di Dio invano.