La spiga come Corpus Domini

 

Scorrendo alcune foto del mio viaggio a Firenze mi sono soffermato su alcune foto fatte a S. Trinità. Mi sovvenne così il ricordo di quella visita pomeridiana, in quei caldi giorni dei primi di settembre del 1996, una visita a cui tenevo per via di una cappella affrescata dal Ghirlandaio con le storie di S. Francesco. Devo dire che quella chiesa affossata in una piazzetta angusta per i miei gusti, conteneva in origine capolavori che adesso stanno altrove come la Maestà di S. Trinità di Cimabue agli Uffizi o la Presentazione al Tempio di Gentile da Fabriano al Louvre, o la Deposizione opera  del Beato Angelico oggi al museo S. Marco. Vi invito a dare uno sguardo a queste opere su Google, meritano. Così come ho fatto io con l’affresco della cappella Sassetti del Ghirlandaio. Meraviglia! Quello che può sfuggire al visitatore stanco e distratto, o non sufficientemente conoscitore di storia dell’arte. E poi anche interessato apprendista di certa teologia che ci permette di conoscere l’argomento della fede che professiamo e crediamo. Beh, mi sono soffermato a lungo sulla Adorazione dei pastori, che è la pala d’altare sottostante al miracolo della resurrezione del fanciullo. La vita nuova che nasce e risorge e che trionfa sulla morte. L’opera è meritevole di notevole approfondimento, ricca come è di rimandi storici, archeologici, pittorici con l’innovazione prospettica in auge in quei decenni del ‘400. Ma io mi soffermerò su un particolare “teologico” che mi interessa tanto. Mi ha colpito come sotto quella piccola ed elegante culletta dove è deposto quel bambino vi siano delle spighe di grano. Perché, mi sono chiesto le spighe di grano? E mi son venute alla memoria tanti passi di Vangelo in cui le spighe sono protagoniste, e i chicchi in esse contenuti. Il chicco di grano è il seme del futuro pane: ” se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” (Gv12,24-26). Il bambino che nasce ci farà il dono della sua vita, egli morendo darà il frutto della vita eterna, ma anche morendo a se stesso, al proprio personale interesse per il bene degli altri darà molto frutto. E quindi è soprattutto un significato eucaristico quello che stanno a significare quelle spighe poste sotto il Corpus Domini. Infatti cosa altro è la celebrazione eucaristica se non rinnovare  davanti ai fratelli e sorelle il proprio impegno a rendersi pane per gli altri? Ma allora i passi del vangelo in cui i Farisei si oppongono ai discepoli amici di Gesù che mangiano i chicchi di grano in giorno di sabato come la dobbiamo intendere? I suoi discepoli ebbero fame e si misero a strappare delle spighe e a mangiare.

Mt 12,1-8 I farisei, veduto ciò, gli dissero: «Vedi! i tuoi discepoli fanno quello che non è lecito fare di sabato». E’ uno scandalo per la legge di Mosè.

Lc 6,1:”Gesù rispose loro: «Non avete mai letto ciò che fece Davide, quand’ebbe fame, egli e coloro che erano con lui?  Come entrò nella casa di Dio, e prese i pani di presentazione…”

I pani, prendete e mangiate, chi ha fame di vita e deve nutrirsi per nutrire gli altri lo prenda, lo mangi, non abbia timore di trasgredire leggi di purezza e di non esserne degno. Cosa potrebbe esserci dietro alla opposizione dei Farisei ai discepoli che mangiano i chicchi di grano, oltre alla accusa di trasgredire il sabato? Potremmo anche dire, senza paura di sbagliare, che i significati eucaristici manifesti nelle spighe del grano della Cappella Sassetti ci fanno riflettere sul come e quanto l’opposizione del mondo sia stata ed è tenace e forte  alla comprensione della eucarestia. Come non bisogna essere puri per mangiare il pane che Gesù offre in varie occasioni nei vangeli, così non bisogna osservare nessuna legge del sabato per mangiare quel pane simboleggiato nei chicchi di grano strappate alla terra. Solo chi rimane legato al suo personalissimo codice etico che divide i puri dagli impuri, che delimita il sacro dal profano, opporrà resistenza e condannerà chi è capace di perdere la propria vita per salvarla. Farisei che già pensano di essere salvi e di non aver bisogno altro che della loro legge e della loro religiosità ipocrita e vuota. Fatta di riti e culti, ma non della misericordia che Gesù vuole e che dona a tutti. Spesso abbiamo la vista offuscata dagli spazi angusti delle nostre strade, delle nostre piazze, di città affollate ma prive di vita, quella vita che muore dietro l’abbandono e la dimenticanza degli ultimi, di chi lotta per sopravvivere, per farcela e non ce la fa. E noi ci riserviamo la contemplazione dei nostri tabernacoli, indorati, delle nostre celebrazioni, che cadono nel vuoto nel momento in cui non riusciamo a cogliere grida di sofferenza, di aiuto, di miseria, che vengono soffocati nelle nostre coscienze da leggi, precetti, regolamenti, cortine fumogene di nulla che usiamo per chiudere  gli occhi davanti al mondo che rotola ai nostri piedi. Eucarestia e Corpus Domini, non sono religione. Ma sono la vita che deve diventare Vita piena e promozione umana di salvezza e redenzione, non dai peccati, ma dal peccato dell’ingiustizia che regna sovrana nelle nostre società. 

 

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.