Come si dovrebbe morire…

LA MORTE DI MARIA SECONDO SAN GIOVANNI DAMASCENO

“La Madre di Dio non è morta di malattia, perché lei per non avere peccato originale non doveva ricevere la punizione della malattia. Lei non è morta di vecchiaia, perché non doveva invecchiare, visto che a lei non arrivava la punizione del peccato dei primi genitori: invecchiare e finire per debolezza.

❤️ Lei è morta d’amore.

Era tanto il desiderio di andare in paradiso dove si trovava suo figlio, che questo amore l’ha fatta morire.

Circa quattordici anni dopo la morte di Gesù, quando aveva già impiegato tutto il suo tempo per insegnare la religione del Salvatore a piccoli e grandi, quando aveva consolato tante persone tristi e aveva aiutato tanti malati e moribondi, fece sapere agli Apostoli che già si avvicinava la data di partire da questo mondo per l’eternità.

Gli Apostoli la amavano come la più gentile di tutte le madri e si sono affrettati a viaggiare per ricevere dalle loro labbra materne i loro ultimi consigli, e dalle loro sacrosante mani la loro ultima benedizione.

Arrivarono, e con lacrime copiose, e in ginocchio, baciarono quelle mani sante che tante volte li avevano benedetti. Per ognuno di loro ha avuto l’eccelsa signora parole di conforto e di speranza. E poi, come chi si addormenta nel più placido dei sogni, è stata lei chiudendo santamente gli occhi; e la sua anima, mille volte benedetta, è partita per l’eternità.

La notizia è andata in tutta la città, e non c’è stato un cristiano che non venisse a piangere accanto al suo corpo, come per la morte della madre stessa. La sua sepoltura sembrava più una processione di Pasqua che un funerale. Tutti cantavano l’Alleluia con la più ferma speranza che ora avessero una potente protettrice in cielo, per intercedere per ognuno dei discepoli di Gesù.

Nell’aria si sentivano morbidi ma forti aromi, e sembrava ascoltare ognuno, armonie di musiche molto morbide. Ma Tommaso Apostolo, non era riuscito ad arrivare in tempo. Quando è arrivato, erano tornati dal seppellire la Santissima Madre.

Pietro, – disse Tommaso – non puoi negarmi il grande favore di poter andare nella tomba di mia madre gentile e dare un ultimo bacio a quelle mani sante che tante volte mi hanno benedetto.

E Pedro ha accettato.

Sono andati tutti verso il Santo Sepolcro, e quando erano già vicini hanno ricominciato a sentire di nuovo morbidi aromi nell’ambiente e armoniose musiche nell’aria.

Hanno aperto il sepolcro e invece di vedere il corpo della Vergine, hanno trovato solo… un sacco di fiori molto belli. Gesù Cristo era venuto, era risorto Sua Madre Santissima e l’aveva portata in paradiso.

Questo è quello che chiamiamo l’Assunzione della Vergine Maria”.

E’ un racconto poetico e molto consolatorio, se fosse realtà sarebbe stupendo morire così.

Ma così non è, e i mistici e certi dottori della chiesa, come lo è Giovanni Damasceno, dichiarato dottore della chiesa da papa Leone XIII, con i loro scritti hanno dato spesso una immagine irrealistica di avvenimenti e fatti riguardanti i protagonisti della nostra storia religiosa, adatte solo alla consolazione e alla speranza dei credenti.

Presentare in questi termini la morte della vergine e della sua assunzione in cielo fa della nostra religione una favola mitologica. Si sa che i re e gli eroi dell’antichità venivano assunti in cielo anche essi per assurgere al ruolo di dei o semidei.

Anche la tradizione cattolica non sfugge a questo mito, avendo come substrato culturale proprio i miti greci e latini, di cui Eracle e Romolo sono gli esempi più eclatanti. Col passare dei secoli fin dai primi concili cattolici venne sempre più affermandosi questa celebrazione della Dormizione di Maria, ad opera di vangeli apocrifi e padri della chiesa come Agostino e Gerolamo. E trova nel Medioevo il massimo compimento con l’iconografia ormai accettata di Gesù che preleva la piccola immagine dell’anima della madre dormiente.

Possiamo accettare queste immagini più o meno devote e pie pensando che l’assunzione in cielo è o potrebbe essere il destino finale dell’uomo inteso come raggiungimento di quella perfezione spirituale dell’energia che ci forma e che assurge al suo livello più alto e completo. Per tornare lì all’origine della vita che muove il sole e le altre stelle.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.