La vita che noi viviamo tra alti e bassi, non ci vede vincenti definitivi, perché ogni nostro successo passa attraverso mille lotte, rinunce, delusioni.
Duro prezzo da pagare al raggiungimento di alcuni obiettivi che ci prefissiamo e che ci ostiniamo a raggiungere: laurea, lavoro, famiglia, carriera.
Raggiungere questi traguardi ci ripaga spesso delle pene sofferte, e ci fa sentire arrivati dove altri magari possono aver pagato lo scotto del loro fallimento.
Ma questo non può autorizzarci a sentirci migliori, o guardare gli altri dall’alto in basso.
Ho conosciuto gente dallo sguardo fiero e nobile narrare delle loro sconfitte.
Abbattuti si ma mai domi.
Ognuno conservando la propria dignità e la propria regale personalità, che non può essere svenduta né buttata al primo o al miglior offerente, per ottenere quel successo che invece altri hanno barattato con la propria libertà.
Ecco, perché ognuno di noi deve riservarsi il giudizio sugli altri: mai giudicare il prossimo da ciò che mostra esteriormente, ma cercare di leggere e capire, e comprendere se la sua povertà dignitosamente portata non sia solo la maschera di una ricchezza interiore che si chiama amor proprio, libertà, consapevolezza dell’essere uomini rispettabili e degni sempre.
Aldilà di ogni altra formale apparenza.