PAROLA DI DIO E DOTTRINA DEGLI UOMINI

PAROLA DI DIO E DOTTRINA DEGLI UOMINI
di fra Alberto Maggi, osm – Direttore Centro Studi Biblici “Giovanni Vannucci” – Montefano
Incontro biblico tenuto a Cuneo il 30-31 maggio

Dio non mi ama perché lo merito, ma perché lui è amore. Dio non guarda i miei meriti, ma guarda i bisogni. Allora questo amore di identificazione con Dio si trasforma in amore di identificazione con l’altro e questa è la crescita di Dio. Per avere una immagine, immaginate il classico sasso lanciato al centro dello stagno, del lago. Cosa succede? Succede una serie di onde che non si richiudono nel buco lasciato dal sasso, ma una dà la spinta all’altra fino ad arrivare all’estremità del lago. Questo è Dio, un Dio in espansione, un Dio che ha bisogno di ognuno di noi perché sia questa onda ulteriore che spinga l’amore verso tutti quanti. Quindi Dio ripeto non è oggetto dell’amore dell’uomo, ma si fonde con l’uomo per donargli la sua stessa capacità d’amare. E Gesù non ha finito il discorso, Gesù sta facendo un discorso di una grande importanza, di una grande solennità; di tutto questo importante, solenne, insegnamento di Gesù c’è un discepolo che ha capito soltanto una parte che non gli sta bene e lo interrompe. Chi sarà mai questo discepolo? Ormai abbiamo capito chi sarà. 36 Simon Pietro gli dice: santo cielo, lascialo finire! Gesù sta facendo un discorso importantissimo, e nulla dice che Gesù abbia terminato il suo insegnamento, tanto è vero che poi dopo lo dovrà riprendere. Ebbene c’è un discepolo che interrompe Gesù perché di tutto quello che Gesù ha detto c’è una cosa che non ha capito e gli dice: Signore, dove vai? L’unica cosa che Pietro ha capito è che Gesù se ne va e che i discepoli non possono seguirlo. Gli rispose Gesù: dove io vado per ora tu non puoi seguirmi, mi seguirai più tardi.
Pietro animato da questo desiderio di supremazia, di importanza per adesso non può seguire Gesù, ma lo comprenderà più tardi. Il Pietro disse: notate, è apparso Simon Pietro, adesso scompare il Simone e c’è soltanto il Pietro, c’è addirittura l’articolo, quindi l’ostinato, gli dice: Signore, perché mai non posso seguirti ora? Attenzione, ecco il motivo dell’ostinazione e dell’incomprensione di Pietro: Darò la mia vita per te!. Simone non ha capito la novità di Gesù, non ha capito che con
Gesù è cambiato l’orizzonte della vita religiosa. Nella religione l’uomo doveva dare la vita per Dio, con Gesù tutto questo è finito. Non è l’uomo che deve dare la vita per Dio perché è Dio che la dà agli uomini. Quindi non dare la vita per Dio, ma dare la vita, questo sì, con Dio e come Dio. Pietro no, Pietro è disposto a dare la vita per il suo Signore, ma non è 28 disposto a darla con il suo Signore e come Gesù. C’è in questo vangelo un discepolo importante che è nominato 7 volte (il numero 7 indica la perfezione) e questo discepolo viene chiamato Didimo che significa il gemello, perché? Perché quando Gesù propone di andare a Betania dove c’è Lazzaro che è morto, e tutti gli altri discepoli gli dicono: Signore dove vai, non vedi che i giudei ti cercano per ammazzarti? Qual è la risposta di Tommaso? Andiamo anche noi a morire con lui. Allora questo sì, dare la vita con Gesù e come Gesù per gli altri. Ma non dare la vita per Gesù! E’ importante questo, perché fintanto (che ancora purtroppo esiste) in un certo spiritualismo cristiano si fanno le cose per Dio, attenzione perché questo è un atteggiamento equivoco che può portare alla rovina. Pietro, disposto a dare la vita per Gesù, sarà quello che tradirà Gesù. Con Gesù inizia un nuovo rapporto con Dio, una maniera di rapportarsi con lui completamente nuova, è l’accoglienza del suo amore, è un Dio che si offre per gli uomini. Allora dal nostro vocabolario dovrebbe essere definitivamente bandita l’espressione: per Dio. Questa tendenza di offrire a Dio deve essere cancellata dalla spiritualità dei credenti. Vedete nella tradizione religiosa l’uomo si doveva privare dei suoi beni per offrirli a Dio, quindi un Dio avido, un Dio egoista. Ma non solo, l’uomo addirittura in questa offerta continua a Dio, (e chissà quante volte lo avete sentito in situazioni di difficoltà da qualche persona pia che sono sempre le persone più pericolose da incontrare quando viviamo momenti di dolore, di sofferenza), avete sentito questa oscena espressione: offrilo al Signore! Io soffro come un cane: offri le tue sofferenze al Signore.Ma ci abbiamo mai pensato cosa ci fa il Signore con le nostre sofferenze? Cosa significa offrire le sofferenze al Signore? Significa sublimare la sofferenza? Non è l’uomo che deve offrire le sue sofferenze al Signore, perché il Signore delle nostre sofferenze non sa che farsene,ma non sarà piuttosto il contrario nel momento della sofferenza accogli il Signore che si offre a te?. Non sono io che devo offrire la mia sofferenza al Signore, ma nella sofferenza è il Signore che ti chiede: lascia che io mi offra a te, per aiutarti a vivere questo momento difficile, per aiutarti a superarlo. Quindi non l’uomo che si offre al Signore, ma accogliere un Signore che si offre all’uomo. Quindi deve cambiare radicalmente. Dice il concilio vaticano che tutta la teologia, tutta la spiritualità, tutta la predicazione deve radicarsi nel messaggio di Gesù. Allora noi siamo i responsabili di un cambio, di un cambio del linguaggio, di un cambio dell’atteggiamento nei confronti del Signore. Quindi
Pietro che non ha capito tutto questo, lui pensa di dare la vita per Dio. Ma è Dio che dona la vita per gli uomini e quindi Gesù non chiede agli uomini di sacrificarsi per lui, ma sarà lui, Dio che si sacrificherà per gli uomini. Gesù non chiede di vivere per Dio, ma con Dio e come Dio. E’ importante questa distinzione. Quando le cose si fanno per Dio o per Gesù, significa che l’uomo attinge dalle sue forze per usare questa maniera d’amore, ma questo finisce con l’esaurire la persona. Allora la vita del cristiano non è quella di vivere per Dio, di amare per Dio, ma quella di vivere con Dio e come Dio, con Dio in piena identificazione con lui e come Dio in piena donazione nei confronti degli altri. La riprova che tutto questo non sia in sintonia con il messaggio di Gesù viene dalla glaciale risposta di Gesù alla dichiarazione di Pietro. Pietro pensate dice: darò la mia vita per te! e si aspetta chissà quale complimento, chissà quale elogio da Gesù. La risposta di Gesù è di una freddezza tremenda. 38 Rispose Gesù: darai la tua vita per me? Ma chi te l’ha chiesta? Sono io che dò la mia vita per te. Gesù già si è presentato come il pastore che dà la vita per le sue pecore. E’importante quello che dice Gesù. Gesù è il Dio che non risponde ai bisogni, alle emergenze degli uomini, ma le precede. Guardate che se comprendiamo questo, la nostra vita cambia. Non è un Dio che nel momento di emergenza interviene, ma è un Dio che precede il momento di emergenza. Non è un Dio che risponde ai bisogni dell’uomo, ma un Dio che precede i bisogni dell’uomo. Prima ancora che gli uomini, i suoi discepoli si trovassero in pericolo, Gesù ha detto: io sono il pastore che dà la vita per voi. Quindi l’atteggiamento del pastore di dare la vita per i suoi, non è la risposta a un momento di 29 pericolo per i suoi, per il gregge, ma è l’atteggiamento previo del Signore. Se comprendiamo questo, guardate che la nostra vita cambia. La nostra vita è in sintonia con la piena serenità di Dio. Io non mi preoccupo più di nulla perché so che in qualunque situazione, in qualunque bisogno, in qualunque emergenza, già il Signore è intervenuto in anticipo. Io non mi preoccupo di nulla perché so che il Signore non interverrà per soccorrermi, ma già è intervenuto.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.