Dovremmo riflettere alquanto e pensare altrettanto sul fatto che ogni desiderio che noi nutriamo, in fondo non è che un danno che possiamo arrecare ad altri.
Insomma potremmo anche dire che nel profondo dell’animo noi alberghiamo desideri che si nutrono a spese altrui, nuocendo non poco.
Ne consegue in teoria, e con pratici risvolti, che nessun medico sarà mai pienamente contento della salute dei suoi assistiti, volendo con ciò dire che in fondo i medici vivono delle malattie che affliggono l’umanità, e curando i loro pazienti essi ne traggono guadagno più o meno lecito.
Così come i giudici vivono delle liti e delle dispute che gli uomini trasformano in processi lunghi e dispendiosi per le tasche dei contendenti.
E i preti e la religione da sempre speculano sulla morte e sui vizi dei loro fedeli.
Mentre nessun armatore e commerciante di armi è contento della pace e vi prospera, traendo le sue ricchezze dalle guerre e dal sangue che vi si versa.
Questo per dire che nessun desiderio alla fin fine sarebbe lecito, se non per il fatto che spesso mascheriamo i nostri più sordidi voleri e le nostre turpe voglie con ideali e parole di circostanza e di facciata.
Ritenendo improbabili quelle persone che nella loro bontà altro non desiderano che il bene del loro prossimo.
E quando li troviamo magari abbiamo pure il coraggio di criticarli e trovare degli appunti da muovere nei loro confronti.
Cosicché diventa sempre attuale il vangelo che ci ammonisce sempre con queste parole: ” Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? ” Lc 6, 41.