Mi hai spezzato non piegato


Era il periodo forse più bello e gioioso della mia vita, autonomo finalmente economicamente, libero e svagato, andavo veramente dove mi portava il cuore, senza nessun rimorso o scrupolo. Quella sera stavo andando in paese di ritorno da Racalmuto, fumavo tranquillo alla guida e ascoltavo lo stereo, non avevo fretta perché mi aspettavano gli amici per la pizza. 
Ad un tratto in una semi curva persi il controllo e capottai, caddi oltre il ciglio della strada e sorte volle che sbattessi su un masso   il viso fuori dal finestrino; uscii con la macchina capovolta e a testa ingiù, e preso il cell mi accorsi che non potevo articolare le parole che dicevo, temetti di essere in coma per questo e mi portai sulla strada, dopo un poco fui soccorso e dallo sguardo che fece la signora a bordo capii che ero shoccante.
Al PS dell’ospedale di Canicattì il collega di turno, mio vicino di casa non mi riconobbe, il viso era tumefatto e nero, sanguinante   e irriconoscibile, 
Mi davano per spacciato e li sentivo parlare, ma in radiologia salii con i miei piedi, quindi ero vivo,
sopra il collega col quale avevamo fatto la specializzazione appena gli dissero chi ero si mise le mani nei capelli, ma la radiografia escludeva lesioni craniche, anche se il viso era ormai un lontano ricordo dall’essere viso,  faccia o qualcosa che lo ricordasse lontanamente.
Mi dicevano di avvisare i miei, ma io non avevo nessuno, mio padre era immobile su una sedia e mia mamma le veniva un colpo a sapere questo incidente, con mia zia eravamo litigati da tempo, per cui l’unico che si presentò fu il cognato di  mia moglie, che all’epoca era la mia ragazza.
NON FUNZIONANDO L’ELISOCCORSO, decidono di trasferirmi a Palermo per la lesione all’occhio e per la chirurgia del viso. Visto che non mi decidevo a morire dovevano per forza tentare qualcosa.  ANDIAMO IN AMBULANZA, ogni buca una tortura per 170 km, poi arrivato li, dopo aver recitato per tre ore del viaggio le peggiori bestemmie che il collega abbia mai sentito (così mi disse alcuni anni dopo), caddi in semi coma, da cui avevo repentini risvegli con attimi di  lucidità e vedevo tutti i parenti attorno, chi piangeva, chi strepitava, chi diceva di fare silenzio, chi mi aiutava a respirare. Due giorni buttato in un letto, senza che nessuno facesse niente, era sabato infatti e  fu domenica.  Il lunedì mattina l’aereo mi trasporta a Bergamo, ACCOMPAGNATO dalla mia futura moglie…
Arrivai al ps degli Ospedali Riuniti, di Bergamo e il collega mi dice: ma non avete acqua per fare ghiaccio in Sicilia? ti hanno fatto gonfiare il viso come un pallone…
Mi vede la dottoressa oculista e decide subito per il primo intervento all’occhio per evitare l’espianto. L’indomani ero in sala operatoria, l’occhio si salvò, ma non potei più recuperare la vista, neanche col secondo decisivo intervento due mesi dopo.
Intanto dopo dieci giorni di digiuni forzati in cui non so cosa e come mangiassi, non ricordo nulla in proposito, e il viso che tornò accettabile, mi operano la faccia: ricostruzione integrale, sette ore di intervento di chirurgia plastica ricostruttiva delle fratture, non c’era un osso integro nel viso,  bocca serrata col fil di ferro, garze medicate in tutti i buchi della faccia internamente, qualche filo metallico inserito internamente tra la fronte e il mento, alcuni negli zigomi. Mangiavo con una cannuccia aspirando con forza attraverso uno spazio interdentale di cui madre natura mi aveva fornito gratis. Fu tragica l’avvertenza che il primario fece ai miei  di assistermi anche di notte: non per motivi di salute grave, ma perché potendo soffrire la fame non facessi qualche sciocchezza,  in quanto pazienti nelle mie condizioni avrebbero potuto ( ed era successo) tentare il suicidio per la fame e la disperazione di non nutrirsi.
Persi circa 20 kg in due mesi di questo trattamento, poi sbloccarono la bocca, e non riuscivo ad aprire se non per introdurre un poco di pane a piccoli pezzi o l’acqua o il frullato.
POI TOLGONO i rimanenti ferri , poi l’intervento all’occhio, poi un periodo di adattamento a mangiare, guardare con un occhio solo, uno strazio. 
Uno strazio che continuò anche negli anni a venire, con le emicranie violente e le profuse lacrimazioni che neanche LA MADONNA delle lacrime di  Siracusa.
COL PASSARE DEGLI ANNI 6 , 7, 10 NON RICORDO, cominciai ad accettarmi, ma mai completamente.  La mia vita cambiò all’inizio. CADDI IN DEPRESSIONE ma non potevo fare il depresso perché dovevo fare il medico. MI SPOSAI L’ANNO DOPO, nel 1996 e mia madre muore 25  giorni prima delle nozze. Eccheccazzo!
Poi da li a poco nacque Gabriele e la gioia della sua venuta mi  migliorò anche caratterialmente, pur se ero sempre li per lì per litigare col mondo intero.  
Una volta quando ero ateo, andammo da padre Pio in pellegrinaggio solitario, io pregavo non per riavere la vista ma per togliermi l’imbarazzo del mio occhio rovinato, per cui portavo degli occhialoni , un must di Armani, ah? Sai qual era un problema? Centrare il bicchiere mentre versi il vino o l’acqua…
“Giò….sarebbe un onore per me sedermi a tavola con te che mi versi il vino direttamente sul vestito ?
 
Ebbene eravamo in fila per la tomba di padre Pio e io avevo in braccio Gabriele di due anni, una fila enorme di pellegrini, e quando arrivammo li davanti la tomba e io provai a pregare, Gabriele mi fece cadere gli occhiali e io mi sentii nudo in mezzo a tutta quella folla di persone, provai grande imbarazzo della mia menomazione, colsi gli occhiali da terra e non li misi, perché non succedesse di perderli e perché era semibuio. Poi uscimmo, e mia moglie ridendo mi disse che padre Pio il miracolo lo fece visto che mi fece superare l’imbarazzo seppur momentaneo della nudità degli occhi.
Cazzo, la cosa più bella di cui andavo fiero, i miei occhi azzurri, ero costretto a nasconderli.
Se non è il destino infame questo, cosa è^?
“E’ fortuna che puoi raccontarlo con quel bellissimo sguardo…e non sto scherzando e nemmeno sono gentile”
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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.