LUNEDI’ DELL’ANGELO

INCROCI PERICOLOSI di ALBERTO MAGGI

(1 Gv 4,10)

 

Per i non addetti ai lavori è difficile districarsi nei linguaggi della teologia, capire il significato dell’unione tra la linea orizzontale e quella verticale. E ci si confonde con questi incroci di linee, tra natura e soprannatura, tra umano e divino, incroci pericolosi dove si rischia di rimanere smarriti.

Per fortuna che con la sua risurrezione, Gesù toglie gli uomini da questo imbarazzo.

E’ risorto, è vivo e assicura che sarà sempre con gli uomini. Per questo chiede di non stare a cercarlo col naso per aria, perché altrimenti si rischia di non accorgersi della sua presenza in mezzo alla comunità dei credenti. Ha anche assicurato che non starà con le mani in mano, ma che intende lavorare con quanti lo hanno accolto, dando forza alle loro azioni.

Certo che gli uomini hanno corso un bel rischio. Pensavano che per avvicinarsi al Signore dovessero salire, spiritualizzarsi, angelizzarsi.

Invece il Signore, per comunicare la sua vita divina agli uomini, si è fatto uomo come loro.

Gli uomini volevano salire, e lui era disceso, e rischiavano di non incontrarsi mai. Pretendevano di prendere l’iniziativa, di innalzarsi verso Dio, ma lui li ha preceduti ed è stato lui per primo ad amare gli uomini: “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi” (1 Gv 4,10).

Pensavano a Dio come a un traguardo dove arrivare e lui invece si è messo al punto di partenza, camminando con gli uomini verso la costruzione del regno di Dio.

E’ finita la confusione.

Non c’è più un alto e un basso, cielo o terra, una linea verticale e un’altra orizzontale, la sfera del divino e quella dell’umano, ma un’unica linea, quella dell’amore totale, del dono incondizionato di sé.

Un’unica sfera d’amore conglobante, dove Dio e l’uomo sono una cosa sola, dove le presenze si fondono e al Dio che diventa uomo risponde l’uomo che diventa Dio: “La gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano uno come noi siamo uno. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’uno” (Gv 17,22).

Questa unica realtà non tende né verso l’alto, né verso il basso, ma in un’espansione dinamica che tutto abbraccia e avvolge, al cielo che diventa terra, risponde la terra che diventa cielo, il cielo nuovo e la terra nuova dove le cose vecchie sono passate e sono nate le nuove: “Io creo nuovi cieli e una nuova terra; non ci si ricorderà più delle cose di prima” (Is 65,17).

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.