Lc 17,5-10 La senape

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore:
«Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe».
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola?
Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?
Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».

Un grano di senapa, piccolissimo, che buttato a terra, purché terra fertile, germoglia e cresce. Da cui nasce un albero, l’albero di senapa, che non è certo appariscente come il cedro del Libano che troneggia sui monti e si nota da lontano per la sua maestosità, ma pur piccolo e meno bello è molto utile. Esso dà riparo agli uccelli del cielo che vi nidificano e vi trovano ombra e ristoro.
Il Signore fa notare ai suoi discepoli che essi non hanno una fede neanche grande quanto quel grano di senapa, perché se l’avessero potrebbero dire ad un monte ( Marco 11,23- Matteo 17,20) di spostarsi da qui a là, o al gelso ( Luca 17,5) di andare a piantare le sue radici sul mare.
Una fede così piccola eppure capace come dice Gesù di far compiere cose più grandi di quelle che lui compie in nome del Padre: basta chiedere al Padre in nome di Gesù ( Giovanni  14,12-14).
E cosa è la fede? E’ essa un dono che viene da Dio?
No, la fede non arriverà mai dall’alto, non è un dono di Dio.
Dono di Dio è l’amore, dato a tutti, e tutti abbiamo la capacità di accoglierlo.
E alla richiesta di accrescere la loro fede, Gesù risponde ai suoi discepoli con degli esempi volti a mostrare loro in che modo avere fede significa fare le opere del Padre, somigliare a lui nella misericordia e nell’amore verso gli altri.
E porta l’esempio del servo, che tornando stanco dal suo lavoro,  trova il suo padrone che gli dice di ristorarsi e riposare. E perché il suo padrone e signore fa questo? Forse che ha degli obblighi verso un servo che ha fatto il suo dovere? No, non ne ha; lo fa solo per amore.
Siamo capaci di far questo? Siamo capaci di perdonare sette volte al giorno chi compie sette mancanze al giorno nei nostri confronti’ ( Luca 17,1) ?
Solo in questo modo si può essere capaci di mostrare la fede esercitando un amore verso il prossimo simile a quello del Padrone e Signore verso il suo servo.
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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.