Il confronto con la morale sessuale della chiesa cattolica è duro e arduo da sostenere, cosi come la difesa del diritto delle persone omosessuali a vivere la loro esistenza e la loro sessualità nel riconoscimento della loro dignità sessuale e della loro libertà, che non deve essere considerata peccaminosa.
Ma è dura, la teologia morale non si schioda di un millimetro dalla lettura di Sodoma e Gomorra e da S.Paolo che giudica abominevole il rapporto omosessuale. E non vale neanche richiamare la storicità delle affermazioni che sono sempre parole umane, seppur magare ispirate dallo Spirito, ma ispirate anche dalle situazioni in cui esse venivano pronunciate.
Purtroppo l’accusa di relativismo, che la chiesa vive con orrore come minaccia delle basi della dottrina sono insuperabili, per cui quello che è stato detto e scritto una volta vale per sempre e per tutti. Chi esce fuori da queste righe, esce fuori dalla dottrina e dalla chiesa.
Per cui qualsiasi dibattito in proposito non produce nessun passo avanti alla soluzione del problema, semmai un irrigidimento delle reciproche posizioni, laiciste e libertarie da un lato contro quelle moraleggianti e proibizioniste dall’altro.
Oggi facendo un giro in macchina ho avuto modo di ascoltare un teologo cattolico che difendeva la dottrina morale della chiesa sugli omosessuali. Per la chiesa, gli omosessuali sono equiparabili a coloro che vivono una sessualità compulsiva e agli alcolisti, quindi hanno bisogno di rieducazione, guida spirituale, vita di preghiera, messe giornaliere, sacre letture spirituali quotidiane, esami di coscienza ogni giorno, dedicarsi alle opere di carità verso il prossimo, e se hanno tempo, aggiungo io, il suicidio.
Si perché tutto questo deve essere unito a un convincimento interiore che la vita dell’omosessuale è stata sbagliata fino a quel momento, per esempio dice il teologo fino a 25 anni. Per cui entrando nell’ottica di volgersi a Gesù e al vangelo, ci si propone di eliminare questi sbagli, non conducendo più una vita sessualmente attiva.
Quindi non bisogna frequentare persone dello stesso sesso, per non cadere in tentazione dell’errore, che può essere sempre in agguato, ma frequentare le persone dell’altro sesso, in modo che si possa nutrire un interesse che non sia solo sessuale, ma di amicizia.
Non so quale garanzia di felicità e di vita eterna possa avere il soggetto che decide di rieducarsi in tal modo, ma una cosa è certa e sono sicuro: che buona parte dell’inferno se lo sconta sulla terra, poi se trova il paradiso meglio per lui, ma potrebbe anche restare deluso.
E farsi certificare lo stato di buona condotta da altri, fuori dalla mia coscienza, fosse anche la chiesa, non è il massimo delle aspirazioni alla libertà umana, incline magari al male, ma in questo modo anche al masochismo.