La libertà non è disporre a proprio piacimento e interesse delle situazioni che ci coinvolgono direttamente e delle persone che sono avviluppate in tali interessi. Quella è gestione personale per fini propri e per calcoli interessati, senza tenere conto delle altrui esigenze. Libertà è qualche cosa d’altro, è esplicare in pieno l’esercizio della propria ragione e dei sentimenti personali, mettendo in primo piano l’esigenza dell’altro che ci sta di fronte, indossando i suoi panni, e svestendo i nostri, spogliandoci del nostro pletorico e prepotente Io egoista. Si tratta in altri termini di uscire dal proprio sé e relazionarsi con l’altro al di la di ogni interesse personale, ma per essere per l’altro. E’ difficile certo, non è semplice, ma questo vuole la coerenza dell’esercizio della libertà. Uscire dal terreno delle necessità contingenti, al quale l’Io ci tiene legati, e penalizzare le soddisfazioni di tale necessità, uscire fuori da una dimensione chiusa, limitata, personale, e “librarsi”, entrare negli spazi della Libertà, fuori dalla necessità e dalle sue catene, l cibo, riproduzione, scalata sociale. Se dobbiamo essere liberi non dobbiamo sottostare a queste tre catene, se decidiamo di servirle e assoggettarci ad esse, ogni scusa è buona per rompere qualsiasi legame e relazione, ma non mettiamo in campo la libertà. Quanto piuttosto le catene della necessità.
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