L’EUCARESTIA NEI VANGELI, da una conferenza di p. Alberto Maggi

L’EUCARESTIA NEI VANGELI, da una conferenza di p. Alberto Maggi
Gesù non commemora l’antica Pasqua, Gesù inaugura la nuova Pasqua. Per questo da questa cena sparisce l’elemento portante: l’agnello. Nella cena pasquale l’elemento portante è l’agnello, invece dell’agnello c’è un pane e vedremo adesso l’importanza. Gesù dell’agnello non toglie la vita, fosse pure a un animale, ma offre la sua. Gesù non sacrifica la vita di un agnello, ma dona la sua. Nutrirsi dell’agnello come di ogni altro animale comporta una gerarchia di importanza tra gli invitati alla cena. Quando c’è un animale da mangiare è chiaro che all’ospite più importante, alla persona ragguardevole cosa gli si dà? Gli si danno le parti migliori, la stessa bibbia prescrive che se ci sono sacerdoti a cena, il petto e le cosce vanno ai sacerdoti. Quindi se c’è un animale significa una gerarchia tra le persone che partecipano alla cena. Le persone più ragguardevoli, più importanti vengono servite prima e gli si danno le parti più nobili dell’animale, le persone meno importanti gli si danno i resti. Quindi la presenza di un animale indica gerarchia. Gesù no, Gesù prende un pane, piatto e soprattutto è tondo. E’ importante questo! Mentre in un animale ci sono delle parti più buone e più importanti, (abbiamo detto la coscia e il petto) qui ogni sua parte è buona, che io prenda di qui, prenda al centro, prenda una parte è tutto buono, non c’è una parte più importante o più buona delle altre, il pane è tutto buono. E’ significativo questo perché il pane di Gesù crea l’unità. Nella cena di Gesù non ci sono gerarchie, non ci sono importanze, non ci sono persone in prima fila magari vestite in maniera particolare e persone nelle ultime file. Nella cena di Gesù si crea l’unità e l’unità significa che ognuno ha la sua dignità, la sua importanza. Inoltre l’agnello pasquale andava presentato ai sacerdoti nel tempio e sacrificato nel tempio, il pane, il pane viene fatto, cotto in casa, dalla donna senza alcuna particolare liturgia che l’accompagna e non su un altare, ma viene servito su una mensa. Noi siamo chiamati a riprendere l’uso linguistico dei vangeli e sostituirlo all’uso pagano che ha infiltrato e inquinato la spiritualità cristiana.
Nei vangeli non si parla di altare se non per indicare gli altari degli dei pagani. Nei vangeli il pane viene mangiato nella mensa. E’ importante questo! Voi sapete che purtroppo nelle nostre chiese ci sono gli altari. L’altare significa quello spazio del tempio pagano dove l’animale viene sacrificato e offerto a Dio. Nulla di più lontano da Gesù. Con Gesù non c’è più un altare, ma c’è un tavolo, una mensa. Non si offre a Dio, ma si accoglie Dio che si offre a noi. Allora liturgicamente si fa la mensa eucaristica. Quindi se ci riusciamo evitiamo queste parole pagane di altare che indica sacrificio e indica offerta. Con Gesù nessun sacrificio e nessuna offerta. Allora Gesù prese non il pane, prese un pane e benedì. Prima di andare avanti proviamo a fare un passo indietro. L’evangelista ha già presentato per ben due volte la condivisione dei pani e dei pesci che sono un anticipo, secondo il suo stile, del significato profondo della eucarestia. Conosciamo tutti quanti l’episodio chiamato “moltiplicazione dei pani” e l’evangelista sottolinea alcuni elementi che ci fanno comprendere il significato profondo e ricco dell’eucaristia. Anzitutto Gesù, quando condivide i pani in terra d’Israele, benedice, quando la stessa azione la compie in terra pagana, ringrazia. Perché? Benedire fa parte della mentalità e della spiritualità ebraica, ma in un mondo pagano Gesù non poteva parlare di religione, non comprendevano. Allora Gesù adopera i termini che lo loro potevano comprendere e quindi usa il verbo greco eucaristeo da cui la nostra eucaristia, eucaristia il ringraziamento. Ebbene nella prima condivisione dei pani quando Gesù vede la folla che ha fame e chiede di dare loro da mangiare e i discepoli gli obiettano di mandarli a comprare, Gesù risponde con una frase grammaticalmente ambigua, ma precisa da un punto di vista teologico. Gesù dice letteralmente: date loro, voi da mangiare. Qual’è il significato? Non solo l’ovvio significato: procurate loro voi da mangiare, ma date loro voi da mangiare. Nell’eucarestia, e questo è il significato profondo che troviamo in tutti i vangeli, Gesù si fa pane, alimento di vita, perché quanti lo accolgono siano capaci di farsi pane, alimento di vita per gli altri. Si partecipa all’eucarestia perché si riceve l’amore del Signore per poi essere capaci di comunicarlo agli altri. Nella condivisione dei pani Gesù ordina ai partecipanti di sdraiarsi per terra. Abbiamo detto ogni particolare che troviamo nei vangeli e che di per sé pare strano ci dobbiamo prestare attenzione. Perché si devono sdraiare? Ognuno mangia anche come gli pare, no? C’è a chi piace mangiare in piedi, chi seduto, perché Gesù ordina, (e Gesù che non ordina mai niente se lo fa è perché trova resistenza) perché Gesù ordina? Nei pranzi festivi si usava mangiare all’uso greco romano, c’era un grande vassoio al centro e poi a raggiera tutto attorno dei lettucci dove la gente stava sdraiata, appoggiata su un gomito e con l’altro braccio prendeva il cibo. Chi poteva mangiare così? I signori, quelli che avevano i servi che lo servivano. Allora Gesù, ordinando alla folla presente di sdraiarsi significa che compito dei discepoli è fare sentire la gente signori. Nell’eucarestia quelle persone che vivono nel disprezzo devono trovare rispetto, nell’eucarestia quelle persone che si sentono disonorate devono sentirsi onorate, nell’eucarestia quelle persone che si sentono rifiutate devono sentirsi accolte. Questo è compito della comunità cristiana. E poi Gesù, nella condivisione dei pani prese il pane, lo spezzò, fece i gesti dell’eucarestia, lo diede ai discepoli perché i discepoli lo distribuissero alla folla. I discepoli non sono i proprietari di questo pane, ma sono i servi. Guai a quel discepolo che avendo il pane ritenesse di essere lui il proprietario e decidere a chi distribuirlo e a chi no! Gesù gli ha detto: prendi questo pane e dallo, non devi chiedere il certificato di condotta. Non sta a te giudicare secondo le tue povere categorie mentali se è degno, se non è degno, se è in peccato o se è in grazia di Dio. Tu prendi questo pane e dallo, è importante questo! Ed è importante sopratutto quello che l’evangelista omette nella condivisione dei pani e dei pesci, ma omette in tutti i brani del vangelo che sono sempre immagini dell’eucarestia: il lavaggio rituale delle mani. Prima di mangiare, nel mondo ebraico, anche oggi, bisogna lavarsi le mani, non per una questione igienica; io mi potevo essere lavato con acqua e sapone per mezz’ora le mani, ma dovevo sottopormi al rito del lavaggio delle mani. Perché? Tutto quello che è esterno all’uomo è impuro, allora se io prendo con mani impure qualcosa e lo metto dentro, significa che mi rende impuro. Ebbene, nei vangeli, sia nell’ultima cena e nella condivisione dei pani, Gesù mai impone il lavaggio rituale delle mani. Guardate che questo è talmente grave che da Gerusalemme scende una commissione di scribi e farisei che vengono a inquisire Gesù e il suo gruppo, perché? Perché i suoi discepoli mangiano senza lavarsi le mani. Bisogna essere degni, puri per mangiare. Con Gesù, e questa è la buona notizia e chi lo capisce cambia la sua esistenza è che non è vero che tu devi essere puro per accogliere il Signore, non è vero che ti devi purificare per mangiare questo pane, è mangiare questo pane quello che ti rende puro e ti purifica. E’ un cambio radicale. Quante persone non osano avvicinarsi al pane perché si sentono impure, si sentono indegne e la religione ha gettato queste persone nella disperazione. E’ la religione che dice ad alcune persone: tu sei nel peccato, tu sei impuro. E chi mi può togliere da questo peccato? Il Signore, e allora mi avvicino al Signore. No!, siccome sei impuro non ti puoi avvicinare al Signore. Questo significa gettare le persone nella disperazione totale. Ebbene con Gesù non è vero che bisogna purificarsi per mangiare il pane, ma è mangiare il pane quello che purifica. Questo è talmente importante che c’è in tutti i vangeli e in particolare abbiamo detto che Giovanni sembra non riportare la cena eucaristica, anche se lo riporta alla sua maniera. Giovanni è quello che lo esprime nella maniera più incisiva questo. Nel cap. 13 presenta Gesù che è già a cena, è l’ultima cena con i suoi, in quell’ultima cena, durante la cena, si alza per mettersi a lavare i piedi dei discepoli. Questo gesto eventualmente si faceva prima del mangiare, appunto per essere degni. Perché Gesù interrompe la cena per lavare i piedi dei discepoli? Appunto per significare quello che abbiamo detto: non bisogna essere puri per partecipare alla cena, ma è la partecipazione alla cena quello che ti rende puro.

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.