L’eccezione di un augurio.

Di solito non faccio auguri di onomastico ai miei congiunti, li dimentico facilmente e non ci teniamo veramente tanto. Preferisco i compleanni, per i figli più divertenti e sentiti, per noi genitori personalmente meno, ma per loro con tutto il cuore per augurare i migliori avvenimenti possibili nella loro esistenza. Però per Gabriele ho sempre fatto eccezione; gli auguri glieli faccio sempre per il suo onomastico.

In virtù del nome che porta.

Anzi, lui ha un doppio nome, il primo Salvatore, come mio padre, ma noi usiamo il secondo, Gabriele perché ci ricorda mia madre, che non conobbe i suoi nipoti, miei figli, e non vide neanche le mie nozze essendo mancata 23 giorni prima dell’evento.

Quando qualche mese dopo sposato, mia moglie non era neanche incinta, io una mattina mi svegliai da un sogno e avevo quasi le lacrime agli occhi.

Per il sogno stesso.

Non avevo mai sognato mia madre dopo la sua assenza, né più la sognai in seguito.

Io so di aver sognato mia madre, quella volta, non perché la riconobbi nitidamente nel sogno in viso, ma perché ricordo che la chiamai mamma e le dissi: mamma sei tu? quanto sei bella! Ma dove sei?

Questo perché nel sogno mi apparve all’improvviso una figura leggiadra e ben vestita, luminosa, che sorridendo avanzava verso di me, che stavo bloccato da quella visione, in uno scenario indefinito e nebuloso.

Lei rispondeva a me sempre sorridendo, e mi diceva: Si, sono io, sto molto bene in questo posto, e sono venuta per portarti questo. Guarda che bello!

Così dicendo porgeva le braccia verso di me, a modo di quando si dona un pacchetto o un cesto, e da li emanava una debole luce.

Io allungavo le braccia per prendere quel dono, diciamo così, e nell’atto in cui lo facevo, scomparve il sogno.

Ma rimasi con un senso di sentita commozione, una presenza interiore forte e pregnante.

Dopo qualche settimana, due o tre, mia moglie risultò in gravidanza, e ad entrambi parve chiaro il significato del sogno. Quando si dovette cominciare a decidere il nome del nascituro, mi venne facile pensare a Gabrele

Poiché mi fu annunciato da un sogno quasi premonitore, chi meglio del protagonista dell’annunciazione più potente della storia umana , poteva dare il nome al mio bambino?

Ecco perché ci tengo a festeggiarlo l’onomastico.

E’ un modo ben preciso di ricordare con affetto colei che mi generò, e mi amò con amore di madre.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.