Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
Ad ascoltare Giovanni che chiamava alla conversione-metanoia-cambio di direzione della vita, era la folla, la gente comune. Le autorità religiose si guardavano bene di andare ad ascoltare quella voce che dal deserto si levava contro di loro e il loro potere esercitato su quella folla. E la gente chiedeva cosa fare e quale doveva essere il loro comportamento d’ora in poi, successivo a quel desiderio di conversione. Questa conversione non prevede nessun culto, nessun tipo di opera o atti di adorazione verso Dio, ma solamente gesti di condivisione verso e con gli altri. Se prima si vive incentrati su se stessi e i propri bisogni adesso ci si converte verso i bisogni degli altri. Condividere le due tuniche con chi ne è sprovvisto e dare il cibo a chi non ha di che nutrirsi. Da Giovanni accorrono anche i Pubblicani, gli esclusi per eccellenza dal regno di Dio secondo la religiosità ufficiale del tempo, e chiedono anche loro il battesimo di conversione. A loro arriva l’esortazione di non fare nulla di più di quanto ordinato dalle autorità, se esattori delle tasse non chiedere più del dovuto per trattenere con loro il maltolto, ma esigere secondo legge. Ai soldati che lo interrogano sullo stesso motivo risponde loro di non maltrattare, o calunniare nessuno e non estorcere denaro ai sottomessi, accontentandosi dice delle loro paghe. Il popolo tutto aspettava il Messia liberatore, nutrendo speranze di liberazione, e sperando che fosse lui, il Messia. Giovanni risponde a tutti dicendo che non è lui il Messia, ma verrà il vero sposo di Israele, che battezzerà con fuoco di Spirito Santo. Egli, Giovanni, non è manco degno di slacciargli il sandalo. Non è un proclamo di umiltà ma facendo riferimento alla legge del “levirato” cioè del cognato, Giovanni indica Gesù come il vero sposo di Israele. La legge del levirato diceva che la vedova al quale il marito defunto non lasciava prole poteva essere messa incinta dal fratello del defunto, il cognato appunto (levir). Se costui si rifiutava per qualsiasi motivo, il terzo che accettava tale incombenza scalzava del sandalo il cognato e ne prendeva il posto. Poiché Gesù è visto come colui che degnamente feconderà la sposa, Israele, rimasta vedova del suo Dio, il Battista cede il passo e l’incombenza a colui al quale tocca questo compito, il Messia cioè Gesù di Nazaret. Mentre il battesimo di Giovanni è un battesimo in acqua, cioè di morte al passato ingiusto e peccatore e inizio di una nuova vita, il battesimo del Messia sarà in Spirito Santo, quello che scenderà su di lui nel battesimo al Giordano e che verrà donato all’umanità nel momento della sua morte in croce. Il fuoco annunciato dal Battista invece come segno di un Dio giustiziere verso i peccatori verrà abolito da Gesù, che presenterà solo il volto misericordioso del perdono di un Padre che è solo amore.