Stiamo assistendo ad un classico film già visto ogni volta che nella storia dell’umanità il debole si trova a lottare col forte.
Un copione recitato in ogni epoca.
La storia scritta dai forti e vissuta male dai deboli.
Una verità aggiornata riveduta e corretta dai detentori del potere, che invece di applicare la forza del diritto mettono in atto con ogni mezzo il diritto della forza.
In tal modo un dittatorello di paese, paffuto, panciuto e scarsocrinito, si appella a santi, madonne, webeti e odioti, facendo leva su tutti i risentimenti di bassa “lega”, è il caso di dirlo, per lanciare moniti e richiami forti alla difesa del suolo natio contro l’invasor.
Ora non voglio scrivere parole strappalacrime a favore dei poveri immigrati, che in questo molti son più bravi di me.
Ma vorrei sottolineare il fatto che tra i due schieramenti, quelli che lottano per la forza del diritto che non viene loro riconosciuto, di essere accolti e umanamente considerati, e coloro che lottano perché venga imposto il diritto della forza, ci stiamo noi che questa tragedia ci vede coinvolti e che potrebbe un domani vedere la storia condannarci perché non abbiamo saputo e voluto schierarci dalla parte del diritto.
E della verità, che vorrebbe solamente parlare con la voce della coscienza, che anche nei dittatorelli risuona, seppur in modo flebile, richiamandoli alla loro originaria umana genia perduta, e al senso di umanità smarrito nella convenienza politica del momento.