La storia dei forti e la realtà dei deboli

Stiamo assistendo ad un classico film già visto ogni volta che nella storia dell’umanità il debole si trova a lottare col forte.

Un copione recitato in ogni epoca.

La storia scritta dai forti e vissuta male dai deboli.

Una verità aggiornata riveduta e corretta dai detentori del potere, che invece di applicare la forza del diritto mettono in atto con ogni mezzo il diritto della forza.

In tal modo un dittatorello di paese, paffuto, panciuto e scarsocrinito, si appella a santi, madonne, webeti e odioti, facendo leva su tutti i risentimenti di bassa “lega”, è il caso di dirlo, per lanciare moniti e richiami forti alla difesa del suolo natio contro l’invasor.

Ora non voglio scrivere parole strappalacrime a favore dei poveri immigrati, che in questo molti son più bravi di me.

Ma vorrei sottolineare il fatto che tra i due schieramenti, quelli che lottano per la forza del diritto che non viene loro riconosciuto, di essere accolti e umanamente considerati, e coloro che lottano perché venga imposto il diritto della forza, ci stiamo noi che questa tragedia ci vede coinvolti e che potrebbe un domani vedere la storia condannarci perché non abbiamo saputo e voluto schierarci dalla parte del diritto.

E della verità, che vorrebbe solamente parlare con la voce della coscienza, che anche nei dittatorelli risuona, seppur in modo flebile, richiamandoli alla loro originaria umana genia perduta, e al senso di umanità smarrito nella convenienza politica del momento.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.