LA RESURREZIONE DI LAZZARO da una conferenza di p. ALBERTO MAGGI 5

LA RESURREZIONE DI LAZZARO. da una conferenza di p. ALBERTO MAGGI
Ora Gesù completa la creazione, facendo rendere conto alla comunità qual è la vera creazione. La vera creazione non termina, come quella di prima, nella morte, ma in una vita che è capace di superare la morte. “Intanto Gesù ancora fremendo “– o per gli anconetani ancora “sbuffando” –“si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra”.(Gv. 11,38). Sono delle indicazioni superflue. Per noi sapere com’era questo sepolcro, non ci aiuta più di tanto per comprendere la resurrezione, ma non per l‟evangelista. L‟evangelista dice che era una grotta . Perché adopera il termine grotta? Il termine grotta, letteralmente spelonca, è lo stesso che nel libro della Genesi, si adopera per la grotta, per la caverna, dove vennero seppelliti i tre grandi padri del popolo di Israele, Abramo, Isacco , Giacobbe e con le loro mogli. Si rifà alla tradizione di Israele. L‟evangelista dicendo che il sepolcro era una grotta, significa che Lazzaro è stato seppellito alla maniera giudaica. La maniera giudaica era che il morto si riuniva con i suoi padri. La comunità non ha compreso la novità di Gesù e lo ha seppelliti alla maniera giudaica “e contro vi era posta una pietra”. Per ben tre volte nella narrazione compare il termine pietra. Ricordo che il numero tre significa completo. Mettere contro una pietra, significa la fine di tutto. L‟espressione che adoperiamo nel nostro linguaggio”metterci una pietra sopra“ deriva da questi usi funerari. Quando metti la pietra sopra è finito, non c‟è più nessuna speranza. Per loro è vero, c‟è questa speranza di resurrezione alla fine dei tempi. Qui adesso abbiamo tre ordini che l‟evangelista ci presenta all’imperativo, sono ordini che non si possono discutere da parte di Gesù. E il primo è : “Disse Gesù: “Togliete la pietra!”- Siete voi che dovete togliere la pietra messa sopra che rappresenta la fine definitiva – “Gli rispose Marta, la sorella del morto: “Signore già manda cattivo odore,poiché è di quattro giorni”: (Gv. 11,39). Il quarto giorno significava che ormai la putrefazione era avanzata, quindi puzza. La fede che prima Marta aveva espressa, aveva detto: “Sì io credo”, adesso vacilla di fronte alla realtà. Un conto è credere, un conto è trovarsi di fronte alla realtà. La realtà sembra contraddire quello a cui si crede. Puzza già, è già di quattro giorni. E adesso il versetto 40, è la chiave per comprendere l‟episodio. Dopo di questo alcuni vedranno certe cose altri no.”Le disse Gesù: ”Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?”. (Gv. 11,40). Nel colloquio che Gesù ha avuto con Marta – ma mica gli ha detto, perché Gesù dice “non ti ho detto” e quindi qualcosa che Gesù già le aveva detto – ma Gesù a Marta non ha parlato di gloria di Dio, ma ha parlato di vita. L‟evangelista unisce questi due termini. La gloria di Dio si manifesta in una vita che è stata capace di superare la morte. Ma tutto questo dipende dalla fede di Marta, se Marta crede vede, se non crede non vede niente. La resurrezione di Lazzaro può essere vista soltanto con gli occhi della fede da quelli che credono, quelli che non credono non vedono niente. Ed è importante quello che Gesù dice: “Se credi, vedrai”.
A Gesù avevano chiesto: “Quale segno tu ci fai perché vediamo e crediamo”. Alla religione si chiede un segno da vedere per poter credere. Ebbene Gesù inverte la formulazione, occorre credere per poter vedere. Il segno non conduce l‟uomo alla fede, ma al contrario è la fede che produce il segno. La gente gli diceva “mostraci un segno che noi vediamo e crediamo”. Gesù dice: “ no, credete e diventerete voi un segno che si può vedere”. Da adesso in poi la resurrezione di Lazzaro viene condizionata dalla fede della sorella “se credi vedi, non credi, non vedi niente”. “Tolsero dunque la pietra”. – di fronte al rimprovero di Gesù la comunità decide di togliere la pietra messa sopra eliminando la frontiera tra i morti e i vivi e si apre alla vita. “Gesù allora alzò gli occhi al cielo e disse: “Padre ti ringrazio che mi hai ascoltato”. (Gv. 11,41). Ricordate, Marta aveva chiesto a Gesù di chiedere al Padre. Gesù non chiede, ma lo ringrazia. Il verbo ringraziare, che è lo stesso da cui deriva poi il termine eucaristia, in questo vangelo appare soltanto tre volte. E voi sapete, secondo la tecnica letteraria dell‟epoca, sono avvenimenti collegati. Due volte nell’episodio della condivisione dei pani e la terza nella resurrezione di Lazzaro. Questo ci fa capire l‟eucaristia che fra poco, per chi vorrà, celebreremo. Ĕ la condivisione dei pani, cioè il farsi pane per gli altri, quello che permette alle persone di avere una vita capace di superare la morte. L‟evangelista collega strettamente l‟eucaristia e la resurrezione. Il dono generoso di quello che si è e di quello che si ha, espresso nella condivisione dei pani, comunica una vita capace di superare la morte. Ecco perché Gesù in questo episodio aveva detto: “Chi mangia questo pane, vive in eterno”. “Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato”. (Gv. 11,42). Gesù era stato accusato dalle autorità di farsi uguale a Dio, adesso Gesù dimostra che lui e il Padre sono una cosa sola. E siamo arrivati al momento culminante della narrazione. “E detto questo, gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!” (Gv. 11,43). Perché c‟è bisogno di gridare da parte di Gesù? Gesù aveva detto : “Verrà l‟ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la mia voce e ne usciranno”. Ĕ la voce del Dio della vita, che chiama, coloro che sono sprofondati nella morte, alla vita. Naturalmente, penso che lo capiamo, non è che questi stavano lì ad aspettare questa voce del Signore. Sono già resuscitati, tutti quanti, è che la comunità non se n‟è resa conto. La resurrezione esisteva prima di Gesù. Gesù ce ne ha fatto prendere coscienza. Non è che questi stavano ad aspettare questa voce. Qui notate la descrizione, Gesù chiama: “ Lazzaro vieni fuori”. Non viene mica fuori Lazzaro. C‟è scritto “Il morto uscì”. Avrebbe dovuto scrivere correttamente “Lazzaro uscì”. Lazzaro è ormai con il Padre, Lazzaro è già resuscitato, Lazzaro è già nella pienezza dell‟amore di Dio. Quello che deve uscire non è Lazzaro, è il morto. “Il morto uscì” – i primi commentatori di questo vangelo, vedendo questa descrizione strana dicevano miracolo nel miracolo perché uscì – “con i piedi e le mani legate da bende – immaginate questo morto che zampetta; come faceva questo morto, che era legato come un salame, a uscire dal sepolcro, non si sa. – “e il volto coperto da un sudario”. ( Gv. 11,43). Questa maniera di seppellire i morti, non era quella in uso tra i Giudei. Il cadavere veniva lavato con aceto, profumato e poi veniva posto un lenzuolo sopra. Questo modo di dire “i piedi e le mani legate da bende”, non si legavano i piedi e le mani. Perché l‟evangelista adopera questa espressione? Perché Lazzaro è legato come un prigioniero, prigioniero della morte. Sono tanti i salmi che descrivano la morte come una prigionia. Per esempio dice: “ mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci dello sheol, – lo sheol è il regno dei morti – mi avvolgevano i lacci della morte ecc.. La morte veniva considerata essere legati mani e piedi. Per il sudario il riferimento è al profeta Isaia che nel capitolo 25 afferma: “Egli, il Signore strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia, cioè il sudario, di tutti i popoli, eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio, asciugherà le lacrime di ogni volto.” Colui che esce, quindi non è Lazzaro. Lazzaro sta già nella gloria del Padre. Ĕ la comunità che deve cambiare mentalità e liberarsi di un Lazzaro morto e legato con le funi della morte Abbiamo detto ci sono tre imperativi, il secondo e il terzo: “ E Gesù disse loro: “Scioglietelo” –sciogliendo il morto è la comunità che si scioglie dalla paura della morte. Lazzaro è già con il Padre, è il morto che deve essere sciolto Poi clamoroso, è la chiave di lettura di tutto l‟episodio – noi adesso proviamo ad immaginarci di essere, realmente, di fronte alla tomba della persona cara che ci è morta ultimamente. Per un avvenimento straordinario questa persona resuscita e cosa faremmo? Lo accoglieremo, lo festeggeremo, qualcuno un po‟ schizzinoso gli dà una lavata. Invece l‟ultimo imperativo di Gesù che è la chiave di lettura di tutto questo brano “e lasciatelo andare”. (Gv. 11,44). Che strano, non fatelo venire o accogliamolo, “lasciatelo andare”. E questa è una contraddizione. Ci sono le sorelle disperate che piangono il morto, il morto resuscita, invece di dire: accogliamolo, andiamo incontro, “lasciatelo andare!” Questo verbo andare, è stato usato da Gesù per indicare il suo cammino verso il Padre, “Dove io vado, voi non potete venire”. Gesù dice: “Lasciate andare Lazzaro verso la pienezza del Padre”. Gesù non restituisce, come ci si sarebbe aspettato, Lazzaro ai suoi, ma lo lascia libero di andare. E’ chiaro, non è che Lazzaro debba ancora andare dal Padre, c‟è già. Ĕ la comunità che deve lasciarlo andare senza trattenerlo come un morto. Fintanto che noi piangiamo disperati, per la morte di una persona cara, la teniamo legata, immobilizzata, nelle funi della morte.
La persona cara naturalmente, non è quella che piangiamo, quella è già nella gloria, nella pienezza della vita di Dio. Ma siamo noi che dobbiamo scioglierci e slegarlo e farlo andare via. Con questo episodio si chiede un cambio di mentalità alla comunità cristiana per passare dalla concezione giudaica della morte a quella cristiana. Ed ecco, abbiamo concluso, il finale “ Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, – chi? Maria o Gesù? L‟evangelista è ambiguo, è azione di Gesù ma è azione di Maria – credettero in lui”. (Gv. 11,45). Gesù ha mostrato che Lazzaro è vivo, ma è stata la comunità, rappresentata da Maria che ha sciolto il morto e lo ha lasciato andare, perché ha compreso che la qualità di vita comunicata da Gesù supera l‟esistenza della morte. La morte non solo non distrugge l‟individuo, ma lo potenzia. La morte è una ricreazione, una resurrezione, una nuova creazione nella quale la persona viene ricreata completamente da Dio. Questo converte la comunità, in una testimonianza visibile di una vita capace di superare la morte e attira anche i Giudei. E’ vero quello che Gesù dice “cercate il regno e il resto vi viene dato in abbondanza”.
Credo che possiamo affermare senza superbia, che noi ci diamo senza risparmio in questa attività, ma quando ne abbiamo bisogno, abbiamo una risposta mille volte superiore a quello che possiamo dare. Il Signore tutto trasforma in bene, anche un avvenimento doloroso e poi, vera più che mai, la frase di Gesù:”A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”. L‟atteggiamento nei confronti di una morte devastante non si improvvisa. O uno ha dei serbatoi di ricchezza dentro, che in quel momento affiorano, “a chi ha sarà dato”, oppure in quel momento uno è incapace di qualunque reazione.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.