La confessione… ora riconciliazione

«Ma allora la confessione?» Perché la gente sente stridere questa bontà dell’amore di Dio e il sacramento più detestato dai cristiani. Il sacramento dovrebbe essere una trasmissione di grazia, è diventato uno strumento di tortura. Come mai? La chiesa, per fortuna, anche se molti preti non se ne sono accorti, da più di venticinque anni ha cambiato profondamente la natura e l’essenza di questo sacramento. Non si chiama più confessione, dove l’accento era sull’accusa delle tue colpe, ma sacramento della riconciliazione, cioè rimetti in sintonia la tua vita con Dio. L’accento non è tanto su quello che tu hai fatto, perché al prete non dovrebbe interessare, Dio lo sa meglio di te, perché le cose che tu consideri negative o contrarie alla morale, non sono così agli occhi del Signore. La morale cambia, quello che cento anni fa era visto male, oggi si può, e tante cose che oggi vengono viste negative, può darsi che tra cento anni vengano viste bene. Tu vuoi soffrire adesso per cose che tra cento anni diranno che non sono negative? Quindi il Padreterno lo sa meglio di te. Questo sacramento non è tanto l’accento posto sull’elenco dettagliato delle proprie miserie, che è sempre avvilente, ma sull’ascolto, sempre arricchente, di quanto è grande l’amore di Dio. Ecco perché in questo sacramento la chiesa, nel nuovo rito, ha collocato centrale l’ascolto della parola di Dio. Non sei tu che devi parlare, è Dio che deve parlare e lo devi ascoltare. E’ quello che vediamo nella parabola chiamata ‘del figliol prodigo’, quando il padre incontra il figlio. Il figlio si è preparato l’atto di dolore: «Padre, ho peccato contro il cielo e contro la terra». Zitto, non mi dire niente, non mi interessa sapere perché sei tornato, ma senti quanto è grande il mio amore. E dà inizio a quel crescendo di amore nei confronti del figlio. Il sacramento della riconciliazione non è quel momento sempre umiliante e avvilente dell’elenco delle proprie colpe, ma quello esaltante, arricchente e inebriante della grandezza dell’amore di Dio. Non l’elenco delle tue miserie, ma la grandezza dell’amore di Dio. Questo è il sacramento. (A.MAGGI)

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.