Quando Gesù pronuncia la parola “sacrificio” lo fa per escluderlo, invitando chi lo segue a fare la volontà del Padre, che non vuole sacrifici, ma misericordia (Osea 6,6). Ancora più irritante e inusuale è il fatto che questa parola manca nel vangelo da cui è stato tratto il rituale liturgico della celebrazione eucaristica, laddove il celebrante recita: ” Questo è il mio corpo offerto in “sacrificio” per voi”. mancante in Luca 22,19. Poiché queste due cose non stanno bene assieme, sacrificio e misericordia, progressivamente la misericordia ha lasciato il passo al sacrificio. E così la spiritualità e la vita del cristiano si è ammantata di un’aureola di lutto e visioni funeree che avendo al centro la croce, ne travisano significato e importanza, come se essa fosse il simbolo di un desiderio di vendetta sull’umanità peccatrice che Dio chiede di placare al Figlio col suo sangue. “La pratica del sacrificio non è l’espressione di un innocuo zelo liturgico e religioso, è la struttura di una comunità ingiusta e vittimistica Tutti i profeti sono stati perseguitati e la loro parola è stata respinta in omaggio a questa struttura idolatrica”