I doni dei re maghi

Abbiamo per secoli considerato i doni dei Magi così come la cultura religiosa tradizionale ci ha tramandato, nella forma dei tre doni che tutti conosciamo. L’oro, l’incenso e la mirra, che si attribuiscono ai tre peregrini venuti dall’estremo oriente, hanno avuto la loro consacrazione ufficiale come offerti al divino infante nel vangelo di Matteo 2,11 “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”. Dal punto di vista esegetico teologico siamo sempre stati tutti d’accordo sul significato di questi doni. L’oro perché il bambino era il re dei Giudei, così come si leggerà sulla tavolozza che Pilato farà mettere sulla croce in cui Gesù verrà ucciso. L’Incenso è quel’insieme di semi oleosi che vengono bruciati in onore delle divinità, retaggio degli antichi sacrifici di animali, il cui grasso bruciato sugli altari sprigionava il fumo denso e acre che salendo al cielo veniva offerto agli antichi dei. La Mirra veniva ricavata da un albero che presente nelle zone calde, ed era un unguento prezioso e profumato con il quale si ungeva il corpo degli antichi faraoni defunti considerati come dei. Sembra quasi che i tre maghi sapessero in realtà quale sarebbe stato il destino di quel bambino al quale portavano i doni. Tu piccolo, che adesso giaci sereno nella mangiatoia in cui l’amore povero di una mamma che ti ha dato tutto e che tutto perderà a causa tua,ti ha deposto, sarai innalzato come re, venerato come dio, ma morirai ucciso dalla violenza degli uomini. Matteo traccia nelle poche e succinte  righe del suo vangelo sull’adorazione dei maghi, in una prolessi letteraria quello che sarà il destino di Gesù. Ecco, i maghi. Chiamiamoli col loro vero appellativo della lingua greca dei vangeli: maghoi, maghi. che nel regno dell’antica Persia, dove i fiumi Tigri  ed Eufrate definivano la fertile Mesopotamia e la splendida Babilonia, erano considerati personaggi regali. Ammantati anche di quel senso di divino che nell’antichità personaggi di elevata cultura e saggezza, ma anche dotati di portentose arti mediche, erano loro attribuiti coram populo. Proviamo a farci parte degli usi e dei costumi di questi personaggi; facciamo per un momento piazza pulita dei nostri preconcetti e delle nostre conoscenze così come ci sono state tramandate nei secoli.  I maghi d’oriente vivono a corte, di un qualsiasi satrapo orientale. Sono molto rispettati e godono di uno status privilegiato. Sanno leggere le stelle e predire il futuro, conoscono l’astronomia e le rotte degli astri. Interpretano gli augùri, le viscere che bruciano, il volo degli uccelli, prevedono le eclissi. Ma ancor di più e molto di più conoscono la medicina del tempo. Hanno conoscenza dei rimedi legati alle erbe mediche, ai minerali, alle piante officinali. Sanno come curare le piaghe disinfettandole; trattano le ferite da guerra evitando le emorragie; curano i dolori che da sempre affliggono l’umanità. Tre maghi, ma anche tre medici, tre uomini che sanno come alleviare i mali dell’umanità. Si mettono in viaggio per donare le loro conoscenze ai popoli che sono lontani dalla loro erudita civiltà. Popoli che sono presenti in quella umile casa di Betlemme dove essi portano i loro doni. E se pensiamo a quali e quanti mali fisici Gesù pose fine nella sua vita, quante afflizioni e quanti malati curò passando per le vie della Galilea, non ci dobbiamo sorprendere di una lettura del vangelo anche sotto questa chiave, scientifica. E’ credibile poter affermare che Gesù nella sua esistenza terrena sia venuto a conoscenza delle arti mediche degli antichi saggi d’oriente, se solo si pensa quanto all’avanguardia  erano dal punto di vista medico i popoli dell’estremo oriente rispetto ad una scienza medica occidentale, che sapeva ancora di stregoneria e ciarlataneria. E i doni? Che significato hanno quei tre doni? Saltiamo a piè pari il loro significato teologico-mistico. Sappiamo per certo che per Gesù, così come ce lo presentano i redattori dei vangeli canonici, il problema della salute umana è stato una preoccupazione di primaria importanza. Gesù pensò sicuramente che migliorare la salute delle persone e dare vita alla gente fosse un compito fondamentale della sua vita e della missione che doveva compiere per parlarci di Dio e per rendere Dio presente (Castillo, L’Umanizzazione di Dio).  Andiamo a vedere il valore dei doni dei re magi  dal punto di vista medico.

L’oro, i sali d’oro, l’oro colloidale agisce rafforzando le membrane cellulari e preservandone l’integrità e la salute energetica. Può essere usato per  curare l’artrite, i reumatismi e la sifilide. Si è dimostrato utile  contro la  tubercolosi, la  sclerosi multipla, disfunzioni sessuali, problemi spinali, lupus discoide, incoordinazione ghiandolare e nervosa, asma bronchiale. Ha delle proprietà sedative, agisce sul tono dell’umore, serve agli alcolizzati, agli obesi.

L’incenso, resina oleosa della pianta Boswelia, efficace come antibatterico, antisettico, antiinfiammatorio. Asmatici e sofferenti di raffreddore cronico ne traggono beneficio, le infezioni delle vie urinarie guariscono, le ferite cicatrizzano meglio . E’ un antidolorifico, combatte le rughe, è astringente.

La Mirra, resina o olio essenziale, poteva essere trasportato in tuberi ai tempi dei maghi di Gesù. Attualmente la  si sta cominciando a studiare come efficace antitumorale. E’ efficace nelle infezioni cutanee da batteri e funghi, mucolitico e anticatarrale nei fumatori. E’ un ottimo sedativo, e anche efficace in tutti i malanni digestivi elencati nel capitolo delle maledizioni del  Deuteronomio.

Ecco quindi come si può passare da una facile lettura di semplici doni dovuti ad un bambino di origine divina, ad una interpretazione non certo fantasiosa, di un passaggio di sapere e conoscenze da una civiltà ad un’altra.  E quel sapere fu messo in atto da quel bambino diventato uomo, che mai lesinò durante la sua vita un aiuto o un atto misericordioso per alleviare le sofferenze di chi gli si accostava toccandone il mantello o bagnandogli i piedi con le lacrime e asciugandoglieli con i propri capelli. “La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva” (Mt 4,24).

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.