In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena»
La gloria di Dio, che è l’amore del Padre si manifesta nell’attività dei discepoli, che in tal modo cominciano a dare frutto, loro che sono i tralci della vite che è Gesù. Portare frutto, comprendere quale è il compito della comunità, significa che lo Spirito sta agendo spingendo la comunità in mezzo al mondo per essere mezzo della Parola tra i popoli ed espressione dell’amore di Dio. Gesù mostra loro lo Spirito ricevuto dal Padre, donandolo alla sua comunità come forza e come effetto dell’amore in lui. La unione tralci-vite si esprime in questa fecondità di amore trasmesso. Bisogna vivere in questo ambito, in questa relazione, affinché restando in lui la comunità possa godere dei benefici della sua presenza. L’amore vissuto come esperienza di vita, affinché l’uomo esca dalle tenebre della morte. E nel fare questo si vive una gioia, la gioia che solo la pace interiore che deriva dal vivere una vita piena e realizzata può dare. Gesù dice che la sua gioia sia in noi. Qual è la gioia che è in Gesù? E’ la gioia dell’amore dato per la felicità di ognuno, quella gioia che deriva dall’avere eseguito il progetto del Padre e avere creato una comunità che deve fondarsi sul comandamento nuovo che lui lascia a tutti noi. Gesù ha dimostrato precedentemente questo suo amore per la sua comunità, con la lavanda dei piedi, poiché il servizio, il farsi servi l’uno dell’altro è l’unica garanzia per rimanere nell’amore del Signore. Questo ci rende credibili come credenti: l’atteggiamento di servizio verso gli altri. E facendo ciò osserveremo l’unico comandamento che lui ci lascia, quello dell’amore reciproco gli uni e gli altri. E la caratteristica della gioia che lui augura a tutti non è una gioia effimera legata alle circostanze positive o meno della vita, ma la gioia interiore che deriva dalla consapevolezza di avere un Padre che si occupa dei miei bisogni sol che io sia capace di occuparmi un poco dei bisogni dei miei simili.