Grazie in tempo di Covid19

Un uomo di 72 anni guarisce dal COVID19 dopo essere stato 3 settimane in rianimazione e con il respiratore per 1 giorno.
Quando viene dimesso oltre alla cartella clinica di dimissione gli viene presentato pure il conto per l’uso del respiratore meccanico, che come si sa è molto prezioso.
A quella richiesta improvvisamente l’anziano signore scoppia a piangere sommessamente.
I medici e il personale presente allora lo rincuorano, e pensando che non avesse il denaro per saldare il conto, gli dicono che non c’è problema e penserà l’amministrazione dell’ospedale a questa bisogna.
Ma il signore con gli occhi bagnati di sincere lacrime, ringraziando, disse che non era quello il problema.
Egli avrebbe pagato tranquillamente il conto, perché non era nel bisogno.
Le lacrime erano dovute al fatto che lui stesso esplicò:
-” Voi mi chiedete 5000 euro per aver usato per 1 giorno l’aria e l’ossigeno del respiratore meccanico.
Mentre io ho respirato, gratis per 72 anni, l’aria che il buon Dio ci ha messo a disposizione. Ho pianto perché all’improvviso mi sono reso conto del debito inestinguibile che io ho nei confronti di Dio, e che mai potrò in nessun modo restituire”.
Quelle parole lasciarono di stucco i presenti, e credo anche noi.
Quante volte abbiamo fatto caso ai doni che la vita ci ha riservato e continua a riservarci, e proprio perché donati non vengono mai ripagati?
Ce ne rendiamo conto delle ricchezze che possediamo?
O ce ne accorgiamo solamente quando siamo in procinto di perderli?
Ci rendiamo conto della preziosità della salute, oppure ce ne accorgiamo solo quando siamo in mano ai medici?
Riusciamo a cogliere l’importanza di vivere in un pianeta così bello e fragile, oppure dobbiamo continuare a deturparlo con le nostre sciagurate scelte di progresso e di “civiltà”?
Abbiamo mai tempo di ringraziare, dal verbo greco eukaristeuo, da cui viene eucarestia, la vita, fare comunione con la vita e dire grazie per quello che ci elargisci.
Abbiamo dimenticato che Dio ci fece custodi del paradiso di Eden, dal quale siamo andati via e nel quale ritorneremo nel momento in cui avremo adempiuto al nostro compito di fidati giardinieri e custodi?
Oppure dobbiamo rispondere come Caino al richiamo del Signore: “Caino, dove è tuo fratello Abele?”
“Signore, sono forse io il custode di mio fratello?”
Siamo tutti custodi e giardinieri.
Siamo tutti debitori, e ci rendiamo degni del dono con una sola parola: grazie.
Rendere grazie significa aprire gli occhi sul mondo, riconoscere la bellezza di tutto e di tutti.
Altrimenti restiamo ciechi, come i due discepoli di Emmaus che non riconoscevano il viandante che era con loro, e lo riconoscono nel momento in cui rendono grazie e fanno eucarestia.
Se non siamo capaci di questo, se non riconosceremo che il mondo come dono va gelosamente custodito e preservato, a nulla valgono impedimenti e divieti.
Sofferenze e vittime inutili, spese sull’altare di una epidemia che vorrebbe farci aprire gli occhi su quello che è necessario: saper dire grazie a chi si fa nostro custode, e ricambiare facendoci a nostra volta custodi.
E giardinieri.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.