Le cronache del doc. Che chiesa vogliamo?

Diciamola tutta la verità, o almeno quella che è una realtà che balza evidente agli occhi di tutti coloro che sono educati e cresciuti sotto l’egida del battesimo che ci fa cristiani e ci classifica come cattolici. Abbiamo visto formarsi e crescere nei secoli, una chiesa che sempre più si è allontanata dall’insegnamento originario, quel Vangelo che racchiude il decalogo del credente sotto forma di BEATITUDINI enunciate da Gesù sul monte (novello Mosè), che indica nel servizio e nel farsi ultimi per essere primi nel regno, l’atto doveroso per dirsi seguace di Gesù  risorto.  Non hanno altro significato le parole, tra le ultime del Maestro, dette alle donne al sepolcro: “Andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea, la mi vedranno” (Matteo 28,8-15). E che cosa vuol dire questo se non andare lì, sul luogo dove le Beatitudini furono annunciate? E quel “mi vedranno”, lui risorto, non più nel suo sembiante umano, ma in corpo glorioso che nessuno ha visto, ma molti hanno percepito come presenza e come centro della propria esistenza. Come è possibile rendere visibile Gesù risorto nella comunità? Basta saper leggere e comprendere i fatti,  come i discepoli di Emmaus . Se Gesù dice di andare in Galilea, vuol dire che li è la chiave di volta per comprendere cosa significa metterlo al centro della propria vita: farsi annunciatori delle beatitudini. Essere disposti a donarsi, servire, condividere, essere sottoposti a persecuzione e condannati dal mondo, che ha eletto a proprio signore il potere e la forza. E qui veniamo al punto dolente della nostra chiesa cattolica e romana ( che odioso ossimoro: cattolico significa universale e romana e solamente una parte di quella cattolicità).   La chiesa di cui facciamo parte, fin dal suo sorgere fu incentrata sul potere: il potere del maschi apostoli che esclusero le donne dal diaconato, poi divenne da perseguitata, chiesa persecutrice. Istituì la propria gerarchia sul modo dell’impero romano, che in pratica fu sostituito dalla nascente potenza militare e religiosa, che combatté ad armi pari coi principi del tempo. Salvando nei primi secoli dopo la caduta dell’impero romano, ciò che restava della civiltà occidentale dalle invasioni barbariche che pian piano si immisero nel tessuto connettivo dell’Europa di allora. Poi col passare dei secoli, l’istituzione crebbe e rafforzò il proprio potere temporale, impose la cattolicità ai sudditi e ai potenti, con le buone o con le cattive. Tacciò di eresia tutti quelli che non riconoscevano la sua autorità in materia di fede, e fu l’epoca dei roghi e dell’Inquisizione. Solo L’illuminismo pose fine a questo assolutismo religioso, e la nascita della laicità dello stato, seppur annegata in un mare di sangue della rivoluzione francese, fu una conquista definitiva. E accanto ad essa i progressi della scienza e il positivismo filosofico e scientifico, aprirono le porte alla moderna concezione del vivere civile che ancora ci contraddistingue. Ma al suo interno, la chiesa istituzionale è rimasta ancorata al suo passato. Ancora oggi un papa che proclama il vangelo ad ogni piè sospinto è visto come un ostacolo ad una curia e ad una corte di chierici che vivono e spadroneggiano all’ombra del cupolone. Non era questa la comunità che doveva nascere dal Vangelo. Non certamente escludendo le donne dal sacerdozio e dal diaconato, e nemmeno chiudendo le porte al sacerdozio degli sposati. Non è certo in tal modo, e  con scandali di ogni tipo, che si edifica la comunità del risorto. Sappiamo tutti e conosciamo le dure parole di condanna di Gesù per chi fonda e si costituisce pietra di scandalo invece che di costruzione.  Gesù usa parole terribili:  “Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare, guai al mondo per gli scandali!  È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! ( Matteo 18,6). Non abbiamo bisogno di vertici che ci dirigono, ma di pari opportunità per tutti, ognuno con i propri carismi senza privilegi e supremazie. Perché Dio non ha mandato suo figlio per giudicare il mondo, ma per salvarlo, e lui non è venuto tra noi per essere servito, ma per servirci.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.