Mc 3,31-35 Attuare il progetto di Dio

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare.
Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano».
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli!
Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre».

Per capire questo brano bisogna interpretare il significato delle figure presenti, che non vengono mai chiamate per nome, ma per grado di parentela. Gesù viene informato che i suoi familiari lo cercano. In Marco e Matteo lo credono pazzo e vogliono internarlo. Luca tralascia questo aspetto, e lui serafico risponde: chi è mia madre? chi sono i miei fratelli e sorelle? Solo chi fa la volontà del padre mio è madre, fratello, sorella. «Ecco mia madre e i miei fratelli!
Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre». E così la madre di Gesù rappresenta il popolo di Israele da cui origina Gesù stesso. I fratelli sono lo stesso Israele membri dello stesso  popolo,  che però non si avvicinano a Gesù, ma rimangono fuori dal progetto universale per cui Dio  ha investito Gesù.  E il progetto di Dio prevede che il suo amore e la pienezza di vita siano per tutta l’umanità e non per un solo popolo eletto. Tutti coloro che si associano a questo progetto, diventano collaboratori di Dio alla creazione del regno. E in Gesù, che è indicato nel battesimo dalla voce del cielo come il figlio di cui il Padre si compiace, diventiamo membri della stessa famiglia. La famiglia in effetti non è un regime sociale istituito per legge, ma è quella istituzione in cui regnano l’amore e la visione di ideali comuni che sono il bene di ogni suo membro. Se come credenti vogliamo essere parte di questa famiglia allargata ed universale che non conosce confini, allora dobbiamo aderire al progetto  di Dio e di Gesù, che è instaurare la giustizia e la felicità per ogni componente della famiglia umana. Finché un solo uomo o creatura soffrirà per ingiustizia patita e subita a causa di un suo simile, non ci sarà nessuna famiglia universale accomunata nel progetto divino. Il disegno di Dio è stato espresso nelle beatitudini enunciate da Gesù dal monte. Chi sceglie l’opzione di essere povero per lo spirito fa parte già di questa famiglia di Gesù, i suoi discepoli. Essa è aperta a tutti coloro che vorranno liberamente spogliarsi di sé per farsi pane spezzato per gli altri. “Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre». Allora poiché sono molti i passi del vangelo in cui la famiglia non viene presentata come nucleo fondamentale della società, come tradizione vuol farci intendere, mi chiedo su quali basi bibliche e neotestamentarie la chiesa si arrocca su posizioni così oltranziste quando si tratta di difendere a modo suo la causa dei divorziati feriti da amori finiti. Meglio sarebbe se da madre misericordiosa abbracciasse i figli, più o meno meritevoli, con uguale affetto e compassione, senza nessuna distinzione tra chi ancora vive lo stato coniugale e chi invece l’ha rotto per mancanza di amore. Forse sarebbe il primo passo per evitare le tragedie quotidiane delle coppie che separandosi mettono pure a repentaglio la vita dei figli lasciati in mano a potenziali omicidi-suicidi.

5,0 / 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.