Ancora aspettiamo

Siamo nel mezzo di una guerra e tra morti e sfollati, tra dolore e rabbia, potremmo ancora chiederci dove è Dio, che cosa fa in questo momento e perché in tutte le tragedie della storia dell’umanità lui è il grande assente.

E tutto ciò nonostante viene invocato, pregato, bestemmiato, oltraggiato.

È nella natura delle cose che ogni azione umana che abbia fatto una volta la sua comparsa nella storia del mondo possa ripetersi anche quando non appartiene a un lontano passato.
(La banalità del male Hannah Arendt )

Intanto il male imperversa, ripetutamente, ora sotto le spoglie di faraone che opprime un popolo eletto, ora come la grande meretrice babilonese che tiene in esilio lo stesso popolo. Oppure sotto le funeste sembianze di un uomo pure buffo come Hitler o pacioso come Stalin.

Milioni e milioni di caduti, di persone annientate perché pensate diverse, inferiori, schiavi, merce deperibile e di scarto, rifiuti dell’umanità.

Un Dio concepito religiosamente, cioè come soluzione esteriore a questioni insolute, non ha più ragion d’essere in un mondo divenuto capace di risolvere da sé i suoi problemi. Il Dio concepito dalla religione finisce per diventare l’oggetto di un tira e molla fra credente e non credente: il primo cerca di colmare lo iato inconoscibile che ancora rimane, il secondo cerca vanamente di lasciar sempre un po’ aperto quello squarcio che lui stesso in fondo ritiene destinato a chiudersi. (D. Bonhoeffer, Resistenza e Resa). Il teologo tedesco trova Dio nel Cristo fatto uomo, che ha vissuto, sofferto e gioito.

Anche lui però è stato vittima della banalità del male, del mondo che non vuole accanto né dei né ultimi, e sia Cristo che Bonhoeffer hanno pagato con la vita i loro tentativi di combattere il male.

Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso.
(La banalità del male Hannah Arendt ).

Ecco questo è un ritratto perfetto di colui che dalla gelida Mosca dirige operazioni che materializzano il male e ci portano sull’orlo dell’abisso.

Non ho la forza di pensare che gente che muore sotto le bombe, persone vittime di questo male che è la guerra, frutto di una lucida consapevolezza di un uomo di nome Putin, possa pensare che Dio è accanto a loro.

Non voglio pensarlo neanche io, non per mancanza di fede, che quella magari torna comoda seduti sulla poltrona e sulla tastiera, con l’eco neanche minimamente lontano delle sirene e delle bombe. Mamme che perdono i figli, bambini che perdono i loro padri, gente che perde la casa e gli averi, e noi a pensare che Dio è li, con la gente che soffre.

No, perdonatemi se addolorato non riesco a pensare Dio tra quegli orrori che hanno devastato l’umanità. Quello che noi pensiamo come Dio è la fede nella nostra speranza di uomini destinati sempre ad un alto destino finale. Ma solo speranza, nessuna certezza.

L’unica certezza è il dolore della guerra.

Che cessi, se è vero Dio!

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.