Siate voi stessi, non temete Dio

Dio non guarda i genitali degli uomini, ma il loro cuore, non bada alla castità e purità del corpo, ma alla carità e alla pulizia della propria coscienza ( gioacchino la greca)

La confessione dell’abate Pierre

A 93 anni, Henri Grouès, conosciuto in tutto il mondo come abate Pierre, ha pubblicato un libro-intervista intitolato “Mon Dieu, pourquoi?”, dove si pone le grandi domande sul perché della vita e della morte. Ma ciò che più ha interessato i lettori, e scandalizzato buona parte del mondo ecclesiastico, sono le pagine che il frate dedica alla sua vita sentimentale, alle pulsioni sessuali che lo tormentavano nella sua vita celibataria e a cui lui qualche volta ha ceduto, anche se senza legami profondi.

Rimaneva insoddisfatto perché non poteva avere quelle relazioni stabili che nascono dall’amore e questo non gli era permesso dal voto di castità a cui lui cercava di restare fedele il più possibile. E non voleva fare patire le donne che spartivano con lui queste esperienze. Partendo da questi ricordi lontani, come un testamento, l’abate Pierre si dichiara per l’abolizione del celibato obbligatorio dei preti, per il sacerdozio delle donne, per il matrimonio dei divorziati e per l’unione delle coppie omosessuali, che lui propone di chiamarle “alleanza” per differenziarle dal matrimonio tradizionale.

Le reazioni sono state tante e contrapposte. Nel mondo lontano dalla Chiesa, l’adesione e la comprensione è stata calda e totale. Nel mondo ecclesiastico si è preferito tacere, perché non si poteva approvare la confessione dell’abate e neanche la sua visione morale. Il cardinal Lustiger, per salvare morale e carità, ha detto che a novantatré anni si perde qualche colpo. Ma un luminare gli ha risposto che, se l’abate Pierre si fosse battuto per il celibato dai preti, lo avrebbero portato a esempio. Il perché di queste reazioni è evidente. Non si tratta delle sparate dell’ultimo prete o frate anticonformista, ma di una dalle personalità più grandi a livello mondiale, un uomo che può presentare a garanzia la sua esperienza straordinaria di testimone della libertà e della carità.

Nato nell’alta borghesia di Lione, ha rinunciato a tutto per farsi frate; è entrato nella resistenza, rischiando la vita per salvare gli ebrei perseguitati. Dal 1945 al 1951 è stato deputato della Lorena. Dal 1954, davanti ai cadaveri di una madre e del suo bimbetto morti di freddo, ha deciso di dedicare la vita alla gente senza casa, fondando il movimento di Emmaus. Insignito della Legione d’onore, è una delle voci più alte del mondo in difesa dei poveri e per la campagna profetica contro gli armamenti e la violenza. Nella Francia laicista, è il più conosciuto e rispettato. Se si dovesse fare un confronto, sempre odioso, siamo a livello di madre Teresa di Calcutta con, in più, la sensibilità e la sensibilizzazione sociale e politica. Un testimone, dunque, che passerà alla storia come un apostolo della carità e un santo sociale.

Le questioni avviate dall’abate Pierre sono grandi e vanno affrontate con calma, lucidità, umiltà e libertà, sempre meglio affrontarle, magari facendo arrabbiare qualche benpensante, che rinnegarle o rimuoverle. Tanto, torneranno fuori sempre più frequenti e impellenti. Mi interessa però un altro aspetto. La grandezza e l’umiltà di quest’uomo che, giunto alla fine di un’esistenza avventurosa e fortunosa, poteva tacere sulla sua vita privata e invece ha confessato la sua umanità e fragilità, rovinando e compromettendo per sempre la sua immagine. Non lo faranno mai santo. Lo ringrazio per avere dato speranza a tanta gente, anche preti e frati, che non hanno rispettato sempre la promessa fatta, ma che lo stesso hanno cercato di fare del bene e lo hanno fatto.

A quelli che si sono stracciate le tonache scandalizzati, dirò che non solo non sono intelligenti e liberi, ma non sono neanche cristiani. Perché la religione ci dice che la virtù più grande, splendida, unica del cristiano non è la castità, ma la carità. E che Dio non guarderà se abbiamo le mani pulite, magari vuote, ma se le abbiamo colme di opere di bene, anche se sporche e piene di screpolature

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.