Viaggio in Andalusia 2: Siviglia

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Quando le ombre della sera, gentile e cortese come si aggrada ad una giornata novembrina calda e soleggiata, scendono ad ammantare la pianura del fiume Guadalquivir che l’attraversa, Siviglia si mostra a noi illuminata ed evanescente. Come quelle belle dame andaluse che sul far della sera io ho sempre immaginato celate dietro i loro merletti e ventagli, a scrutare con gli occhi luminosi e accesi come faville dalle grate e dai balconi, così come furono immortalate dai vari Velasquez e Murillo. Non c’è angolo di Siviglia che non ispiri nostalgia e non richiami ai classici che i grandi viaggiatori dell’ottocento romantico hanno tramandato nelle loro pagine di diario di viaggio. “Sotto la volta del cielo, sulla pianura pulita, scocca la costante saetta del suo fiume”. Così la canta Federico Garcia Lorca, andaluso per eccellenza.  E in effetti  il fiume è la sua anima, la sua storia, ne ha fatto nei secoli via di comunicazione con l’oceano Atlantico in cui sfocia, nel golfo di Cadice. Città dal sapore esotico, quasi marittima nonostante disti più di 100 km dal mare, ne respiri un’aria misteriosa d’oriente e al tempo stesso moderna e mediterranea.“Ercole mi edificò, Cesare mi cinse di mura e il re santo mi conquistò”: basta una frase per descrivere l’anima di Siviglia, la quarta città in ordine di grandezza della Spagna, capitale della Regione Autonoma dell’Andalusia, terra di Gitani, patria del Flamenco.  Capitale dell’Andalusia, coi suoi 700 mila abitanti, essa storicamente risale al periodo romano, di cui fu importante caposaldo in Iberia, terra che diede due imperatori a Roma. La città eterna impose il suo dominio dopo aver cacciato i Cartaginesi con Scipione l’Africano e avendo sconfitto definitivamente Cartagine, la penisola iberica divenne romana e  l’antica Ispalis divenne colonia con Giulio Cesare. La storia della città ci racconta delle invasioni barbariche che riuscirono a soppiantare l’impero romano e vi si stanziarono felicemente assorbendone usi e costumi. Nel 712 vi arrivarono gli arabi, risalendo il fiume Betis, come si chiamava allora il Guadalquivir, che conquistano Siviglia e il sud della Spagna, stabilendo la capitale del Califfato a Cordova. Ma Siviglia conserva il ruolo centrale del commercio e strategico per la sua posizione sul fiume, e diventa stabilmente capitale del regno musulmano nel 1147. Solo nel 1248 Ferdinando III di Castiglia riesce a strapparla al dominio arabo e restituire la città alla Spagna. L’antica e ricca storia della città non può non farsi sentire mentre ne percorriamo i selciati, le viuzze, le piazze assolate e i viali ombreggiati da palme lussuriose, orientaleggianti. Il primo monumento, o luogo monumentale che ci si appresta a visitare non può non essere la semicircolare piazza di Spagna, un incrocio tra Venezia e un palazzo reale. Due grandi torri all’estremità del palazzo e della piazza semicircolare delimitano i confini, mentre una grande scenografica fontana che entra in funzione alle dieci del mattino, fa da coreografia alla piazza che simboleggia l’abbraccio ( per questo è semicircolare) delle colonie spagnole alla madrepatria, o viceversa. Quattro ponti attraversano il canale che proviene dal vicino fiume. La piazza è un rilucere delle piastrelle azulejos, le famose ceramiche andaluse che disposte a mosaici vengono a disegnare tutte le 54 province  spagnole coi loro simboli ben disposti nel porticato semicerchio a disposizione degli occhi incantati del turista. “Nel turbine di emozioni suggerite dal crogiolo di stili e architetture che ripercorrono la sua storia, dalla conquista musulmana alla riconquista cristiana, Siviglia ha saputo comporre un mosaico di razze e culture, riuscito esempio di vera città multietnica”. Uscendo dalla piazza ci si avvia al quartiere di Santa Cruz, detto così perché nella stradina di accesso, una piazzetta tipica si erge una grande croce di ferro che delimita il quartiere ebreo, dove abitavano i “marrani” gli ebrei che si convertivano al cristianesimo ai tempi della reconquista. La zona molto particolare da percorrere con le sue stradine strette e coi negozi e locali tipici è una caratteristica comune delle città andaluse. portano i segni intatti delle antiche civiltà arabe e degli ebrei che ne han preso possesso dopo la reconquista, simili a tante nostre città siciliane. Dalla cattedrale, ove sta il mausoleo di Cristoforo Colombo, salendo sulla torre della Giralda  si gode lo spettacolo del panorama di Siviglia dall’alto. E ti toglie il fiato, anche per la salita del campanile che non finisce mai. Di fronte alla Cattedrale, l’Alcazar, il palazzo Reale, dove fu celebrato il matrimonio tra Carlo V ( o PRIMERO) e Isabella del Portogallo, la sposa che attendeva sempre pazientemente il consorte che tornava dalle sue imprese guerresche e amatorie. Ma nonostante ciò, Carlo V amava la moglie e quando essa morì di parto, egli si ritirò in convento e non volle più sposarsi. I palazzi reali dell’ALCAZAR, offrono una incomparabile mistura di stili moreschi  e rinascimentali barocchi, sintesi perfetta di quella fusione culturale che in Spagna hanno raggiunto apici di bellezza architettonica incomparabili. L’Alcazar ne è un classico esempio: dalla porta dei Leoni si entra nel cortile della cavalleria, e poi il patio delle fanciulle con le sue fresche piscine, il cortile delle bambole il privèe del re e dei suoi familiari, la sala degli ambasciatori, luogo di ricevimento col cielo dorato, le pareti cesellate, la stanza più bella del palazzo. E all’esterno gli enormi giardini con piante esotiche rivali dei giardini di Parigi e Vienna.  Un poeta come il nostro De Amicis vi ha lasciato il cuore con questi versi:  ” Belle casette bianche e cesellate Che sembran chiuse dentro a un vel di trine E mostrano i cortili a colonnine Dietro ai cancelli de le porte arcate; E per le vie ridenti e profumate, Tra gli alti aranci, dietro alle tendine, Un bisbiglio d’uccelli e di donnine Che hanno bocche di bimbe e piè di fate; E per tutto zampilli e palme e fiori, E un’auretta di pace e d’allegria, Ed un immenso ciel terso e tranquillo, Ecco Siviglia, antico amor dei Mori, Regina de la bella Andalusia E madre di Traiano e di Murillo”. Si può raccontare una città, si può racchiudere in parole e limitarla con circoscritti pensieri e frasi una donna bella e affascinante che ti lascia senza fiato e poi… Mi sono azzardato a farlo con questa meravigliosa città, ma il suo grande cuore mi perdonerà…  Lasciamo Siviglia, per Cordova. una meraviglia dopo l’altra e il viaggio continua…

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.