il profumo leggiadro delle zagare e dei cedri ho odorato,
le stelle e gli universi di un cielo infinito contati,
e delle rosee sue albe e di lussureggianti tramonti ho goduto.
Come stagione fugace che beltà in decadente imago ha mutato,
o turbine di vento che l’ àere immobile alfine ha spazzato,
con rombi lontani di tuoni, tutto dalla mia vita è passato,
da lampi di violenta fulgida bellezza abbacinato.
Quel che rimane, un immenso tesoro immutabile,
da custodire nel sacrario del mio cuore, intoccabile;
ivi, nessuno potrà mai scalfire la certezza di un bene,
per il quale doloroso e silente il mio animo al fondo,
con pudica dolcezza
geme.