Quartiere S.Lorenzo e Desirèe

Ricercati o presi due senegalesi e un nigeriano per l’omicidio di Desirèe.
L’Italia salviniana tira un sospiro di sollievo.
Pensate che tragedia se a commettere l’omicidio scellerato fossero stati 3 italiani.
Certo la sostanza non cambia, sempre delitto scellerato e barbarie efferata rimane, qualunque sia la motivazione e il colore della pelle degli assassini.
Ma questa è un’epoca, un periodo storico, in cui bisogna dare sfogo alle ataviche paure di un popolo, che pur cresciuto tra dominazioni straniere, ed avendo riempito il mondo di figli e nipoti emigrati da padri e nonni in questi ultimi 100 anni, avverte il bisogno impellente di dare addosso al negher, allo straniero, al diverso…
Così un ministro dell’interno non trova di meglio da fare che andare in passerella sul luogo del dolore, e impiantare la cagnara pro e contro la sua ideologia razzista, e la sua perenne campagna elettorale.
RUSPE! la sua parola d’ordine.
E partono i cori: salvini vattene, e salvini vogliamo giustizia.
Che tristezza!
Il dolore trasformato in coro da stadio, tifosi ultras dell’una e latra fazione, l’un contro l’altro armati, dimenticando che una ragazza è morta e la barbarie, il dolore, il lutto non hanno colore, né nazionalità.
E nemmeno politici che possano risolvere con le ruspe un problema come quello della criminalità, dell’immigrazione, e della violenza sulle donne.
Rimane una sola strada. ricreare un clima di vivibilità in quartieri, zone, città in cui la criminalità la fa da padrone, la popolazione vive come “perduta gente” tra il discrimine di una opulenta società incurante e noncurante delle periferie.
Ove nessuno volge lo sguardo, se non all’infuori di questi momenti di dolore e panico, ma che per il resto vengono abbandonati alle loro paure, alle loro angosce, al loro dolore.
Riscopriamoci umani e solidali, sempre, non al momento delle ruspe.
E ricordiamoci che nessuno è migliore di un altro per colore di pelle ma per quello che semina ogni giorno.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.