Religione lacrimosa, non Mater dolorosa
TEMA: LE STAZIONI DELLA VIA CRUCIS SONO 14 COME 14 SONO LE VOLTE CHE HA LACRIMATO LA MADONNINA DI CIVITAVECCHIA.
Da una lezione di teologia su radiomaria, ma no! sulla festività odierna del nome di Maria, un alto prelato cosi si esprimeva, accostando fantasiosamente questi numeri, e covando la non troppo segreta speranza (vuoi vedere che costui che parlava era il vescovo che ebbe in consegna la lacrimosa immagine?) che la teologia cattolica facesse di questo un dogma (ancora?).
La cosa bella e divertente è che questa nuova Mariologia vedeva il sorgere di una vergine dolente fin dalla nascita del Figlio, perché cosciente e consapevole preveggente (e come non avrebbe potuto, lei che è considerata ancilla domini?) della triste sorte del figlio.
Per cui i commenti vertevano sullo stato pietoso di una vita condotta all’insegna del dolore perenne per un evento che sarebbe accaduto 33 anni dopo, riducendo la vita di Maria e di madre e discepola ad un continuo dolore come Simeone aveva profetizzato a proposito della spada che l’avrebbe trafitta ( parole del vescovo, altro errore interpretativo di una profezia che ha tutto un altro significato, ignorato bellamente dal prelato teologo).
Rifuggo da questo pietismo religioso che inquieta e angoscia le esistenze, non può esserci religiosità più perniciosa di una religione del dolore e della colpa.
Non può esistere teologia più colpevole di quella che vuole fondare e guidare la vita degli uomini e non è capace nemmeno di fondarsi essa stessa su basi plausibili, teologia di guide cieche destinate a cadere nel burrone.
Che esaltano le miserie umane portate a virtù (quando aveva ragione Nietzsche in questo!).
Voglio solo mettere sempre in risalto che il vangelo è liberazione da tutto questo, è buona novella per gli afflitti, non afflizione per chi è già sofferente.
Mi auguro che arrivi un vento di spirito santo a far piazza pulita di tanta superstiziosa fede e che tutto ciò che riguarda Dio e la vita sia visto con gioia e fiducia vera.