Ratto di Proserpina

Bernini, ratto di Proserpina, Galleria Borghese Roma.

Il dio degli inferi, Plutone, si invaghì della figlia di Cerere, Proserpina, che raccoglieva fiori per farne delicate ghirlande ornamentali presso il lago di Pergusa, a Enna.

Sbucato all’improvviso dal sottosuolo, preso dal raptus che solo gli dei infervorati dalla passione amorosa potevano avere in tal modo, ghermì avido le morbide carni della dea di cui era “mortalmente” innamorato.

Si pensa che la frase “ti amo da morire” l’abbia detta proprio lui, visto che regnava sui morti e gli inferi erano il suo trono.

La sontuosa scultura di Bernini che troneggia in una sala della Galleria Borghese, mostra nel blocco marmoreo tutta la drammaticità dell’evento. Il marmo sembra incarnarsi nell’affondo delle rudi mani del dio che afferrano senza nessun riguardo le callipigie forme della fanciulla. La quale in estremo atto di difesa impotente altro non può che dimenarsi nella stretta morsa delle forzute braccia, e allontanare da sé quel volto coronato verso il quale lei non volge neanche lo sguardo.

La eterna lotta della vita e della morte sono così rappresentate dallo scultore in quel gioco di corpi e di sguardi che non si incrociano mai, ma sono uno all’opposto dell’altro.

Avendola portato con sé nel regno dell’oltretomba, la bella Proserpina divenne così regina degli inferi accanto al dio oscuro e invisibile, nutrendosi di ambrosia e melograno, il frutto che simboleggia la fertilità, quasi un controsenso in un regno di morti.

La madre di Proserpina, la dea Cerere, che presiedeva alle stagioni e quindi ai raccolti, piangeva disperata dimenticando il suo alto ufficio. E così la terra cadde preda della carestia e della fame, in un rigido e freddo inverno.

Intervenne allora Zeus a porre fine alla questione, e non potendo far torto a Cerere sua amante,  ma neanche a Plutone, costrinse il fratello ad un compromesso.

Cedere sei mesi l’anno la sposa alla sua madre, che così riprese a far funzionare le stagioni e a far rifiorire i raccolti.

E così che nacque e rifiorì la terra sotto l’influsso benigno di Proserpina, che gratificò gli uomini, la terra e gli dei con la stagione che inizia con l’equinozio di Primavera.

Fu anche l’inizio della interferenza tra i coniugi della famosa suocera lagnosa, che tanti danni addusse ai mortali, e agli dei, a cominciare da quella divina coppia. E fu così anche l’inizio  dell’incomodante, ma sempre raccomandabile detto:  “tra moglie e marito non mettere dito”. E Zeus ce lo doveva avere grosso, visto il risultato finale conseguito.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.