Stiamo celebrando un anniversario di guerra. Due anni da quando la Russia di Putin ha invaso l’Ucraina.
E’ un lungo tempo per chi sfida le bombe, la fame, perde tutto ciò che ha, anche la vita propria e quella dei propri cari.
E non si accenna a nessuna tregua, nessuno che parla di pace, tranne il papa. Tutti pronti a difendere lo stato più debole, alzando la posta in gioco per i propri più o meno sporchi interessi.
Tra cui la libertà del popolo Ucraino e il ritorno alla pace sembrano proprio gli ultimi obiettivi.
E il mondo guarda questo impazzito gioco di scacchi, senza regole alcuna, dove si può uccidere un bambino, una madre, un figlio un padre, per un confine o per un presunto nazionalismo minacciato da un prepotente dittatore.
Anniversario di guerra, per ricordarci che c’è chi muore.
Perché forse è più facile dimenticare che ricordare.
Spettatori passivi che se non ci tocca il rincaro della bolletta del gas ce ne fottiamo e scordiamo di chi muore e di chi sopravvive ai limiti della miseria umana.
Dimentichiamo tutto e subito, e il rito dell’informazione ci vuole richiamare al ricordo, ma solo per oggi.
Domani si riprende a dimenticare, affossati come siamo nel nostro sacrosanto, spesso, egoismo.
Ma pur lecito non deve portarci a dimenticare che essere umani lo siamo solo se siamo umani.
Capaci di non dimenticare e regalare a questo mondo spesso infame e crudele, un briciolo di amore.
Ricordiamocene a partire da domani.