In filosofia e in teologia si è spesso discusso, e ci si è spesso divisi, su che cosa sia preminente nell’uomo, se l’intelletto o la volontà.Ma occorre chiedersi perché una scuola di pensiero assegna la preminenza all’intelletto, mentre un’altra alla volontà. Come si è detto sopra, l’antropologia è sempre una conseguenza della più generale esperienza del mondo. Per quei sistemi di pensiero per i quali il mondo è governato da una giusta necessità, così che il bene e il vero vengono a coincidere con l’adeguazione alla necessità del mondo, il primato nell’uomo non può che essere assegnato alla dimensione intellettuale, perché si tratta esattamente di comprendere ciò che è per raggiungere la verità. Per quei sistemi di pensiero che, al contrario, vedono il mondo governato da una cieca necessità, e pensano che il bene e il vero, lungi dal coincidere con tale necessità, si affermano e si definiscono come superamento, come “al di là” della necessità, il primato nell’uomo è assegnato alla volontà, perché si tratta di fare il bene, di fare il vero. Il bene e il vero di per sé non esistono al semplice livello naturale: occorre vengano creati. E’ questo il senso di ciò che dice Gesù: ” Qui facit veritatem, venit ad lucem” (Giovanni 3, 21).
Fedele all’insegnamento del Maestro, Mancuso sostiene che il primato nell’uomo spetta alla volontà. Il che significa che l’essenza dell’uomo è la libertà. Il vertice che l’uomo può raggiungere non è qualcosa di teorico, ma scaturisce realmente dal lavoro che egli fa compiere alla sua energia vitale.Quindi la nostra anima non si risolve nella energia che la sorte ci ha dato, ma nel lavoro a cui noi la sottoponiamo e nell’uso che ne facciamo.Tali capacità e possibilità sono la nostra libertà, e attraverso essa si determina il valore di un essere umano.Chi ha ricevuto un solo talento ma lo lavora bene sale di più di chi fa un cattivo uso dei dieci che ha ricevuto. Il plus valore è dato dal lavoro che facciamo sulla nostra energia.