Perché sono tifoso della Beneamata

L’amore per una squadra di calcio credo sia qualcosa di innato in quelle  persone che un domani saranno tifosi appassionati e innamorati di un club calcistico qualsiasi nel mondo. Più questo amore sorge spontaneo e precoce nell’infanzia, più sarà una passione che prende e costringe alla sofferenza, alla gioia, a quella febbre di tifo, che in clinica generalmente si accompagna con gli stati ” stuporosi” della malattia, che sono simili  a quelle situazioni che vive il tifoso al seguito della sua squadra. Io divenni tifoso dell’Inter perché vidi quei colori su una maglia di calcio indossata da un vicino di casa, e poiché all’epoca non c’era il televisore a colori, che entrò a casa mia coi mondiali in Argentina nel 1978, quindi una decina di anni dopo l’evento stuporoso, il neroazzurro della maglietta e il nome Cappellini, centravanti dell’epoca herreriana mi colpirono e segnarono per sempre. Confrontando la DIVISA  dell’Inter di allora con le altre avversarie, il bianconero e il rossonero non mi attiravano per nulla sembrando persino poco eleganti al mio occhio innocente, mentre mi piaceva molto il gialloblù. Ecco, per poco non diventavo tifoso del Verona, città a me cara per il dramma che vi celebrò Shakespeare e per il festivalbar. Divenni così tifoso dell’Inter in una tenera età, non precoce, ma sufficiente per assistere allo scudetto della Fiorentina, al grande Cagliari di Riva e Scopigno, alla rimonta dell’Inter di Invernizzi, e ai mondiali del 1970, di cui è inutile tracciarne i ricordi. Col tempo essere tifoso della Beneamata significava prendere coscienza che noi teniamo a cuore una squadra che dalla fondazione ha dovuto lottare contro il potere di una casa regnante che domina in Italia in virtù di una forza  industriale che nei decenni scorsi ha assicurato potere in Federcalcio, con il suo presidente contemporaneamente presidente ossequiato del club e della stessa federazione, sudditanza arbitrale, potere economico, e manipolazione a tutti i livelli di calcio mercato e strumentari farmaceutici, che le hanno garantito primati e successi. Ricordiamo che tale club non si è mai risparmiato negli acquisti dai tempi di Mumo Orsi, fino ai tempi di Sivori, per finire con l’offerta miliardaria a due autentiche bandiere che hanno rifiutato le sirene bianconere, Riva e Mazzola. Ma pur tra tanto strapotere non sono mancati gli episodi che ne infangano la storia. Storia che invece orgogliosamente l’interista può vantare senza macchia alcuna, unico club italiano MAI STATO IN B, e risarcito addirittura con uno scudetto a tavolino o cartonato come lo definiscono gli invidiosi avversari,  tolto smaccatamente dalle maglie bianconere finite in serie cadetta per associazione a delinquere dei propri dirigenti. Quindi essere tifosi dell’Inter, oltre che un impegno ludico, è quasi una sorta di risarcimento morale di coloro che da sempre lottano contro il più forte che impiega tutti i mezzi leciti e illeciti per vincere, e che invece conta sulle proprie risorse. Genio, follia, sregolatezza, club spesso ingestibile da fior di allenatori, ne ha divorati più l’Inter che tutta la serie A messa assieme, la società di Milano rappresenta l’espressione di una classe industriale imprenditoriale libera e non succube della casa Agnelli che ha visto altri interlocutori, tra cui Carraro e Berlusconi, presentarsi come rivali della Iuve di Torino, anche loro poco nobilitati da una carriera politica e calcistica fatta di luci e ombre. Noi siamo tifosi viscerali e appassionati, sappiamo aspettare con pazienza i tempi dei trionfi, coscienti di un tifo che annovera e ha annoverato fior di personaggi della cultura, dello spettacolo, della società civile, cito a caso Gino Strada e Gad Lerner,  che tengono alto il blasone della tifoseria interista. Nonabbiamo mai frequentato procure e tribunali come sono soliti fare i dirigenti della juve, non siamo mai incappati in sanzioni penali e sportive, e benché ci accusano reati in proscrizione come per il caso Recoba o qualche dubbia interpretazione di intercettazioni di Facchetti  sul caso Calciopoli, non abbiamo certo la coscienza sportiva e morale sporca come la la loro. L’ultima inchiesta sul mercato e sulla truffa alla Consob non è altro che la continuazione di una società che fa della moralità solamente una suola dei propri stivali su cui marcia per calpestare diritti sportivi e scacciare gli avversari dentro e fuori dallo sport.

Essere grati a tutte le mamme che non hanno creato tifosi di questo marciume bianconero.

E tutti insieme uniti per gridare AMALA, PAZZA INTER AMALA

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.