Facciamo il male e cerchiamo di giustificarlo, trovando scuse e appigli fragili quanto le nostre miserie umane.
Non ci rendiamo conto che ferire le persone nell’anima è una violenza duratura che lascia un segno perenne.
Lo facciamo il male perché siamo deboli nella nostra natura, imperfetta e cattiva.
Possiamo persino arrivare a goderne facendolo, perché il male come il bene compiuto non sono altro che affermazione della volontà di potenza, come direbbe Nietzche, che accrescono il nostro Io e il nostro potere sugli altri.
Quindi contrariamente a come si potrebbe pensare, anche far del bene potrebbe essere un atto egoistico, perché si può amare e voler bene una persona accrescendo la sua potenza tramite il dono che noi le facciamo del nostro amore, e in tal modo usufruirne e bearcene.
Il male in più ti dona il sottile piacere dell’umiliazione dell’altro: io sono più forte e ti dimostro che lo sono ferendoti e facendoti male.
In questo caso la nostra volontà di potenza spiega tutto il malvagio essere che conteniamo perché godiamo della dimostrazione di forza nei confronti dell’altro.
La sua umiliazione e la sua retrocessione al rango inferiore rispetto al nostro sono il giusto premio della nostra azione malvagia