Paura virale

 

L’Italia è un paese meraviglioso, un magnifico organismo di paese, adesso malato.
No, non è malato solo di virus, non solo di quello.
È ammalato di qualcosa che non abbiamo mai conosciuto finora, che pensavamo che non ci appartenesse.
Che non ci toccasse mai da così vicino.
Personalmente.
Uscire per strada, quella strada che hai percorso mille volte.
E conosci di essa ogni angolo, ogni buca.
Eppure avverti a pelle quella sensazione di ignoto…
Sentire la tua impotenza di fronte ad essa, e per esorcizzarla fare finta che non esiste.
E pensi che non è possibile una cosa del genere .
Non puoi toccare il tuo simile, fosse anche l’amico o la persona più cara.
Non puoi baciare, abbracciare, stringere la mano dell’altro.
Gesti più o meno spontanei e naturali vietati per legge, per decreto governativo.
Per paura.
Non ci pensiamo mai quando sono gli altri ad essere toccati.
Noi ci sentiamo invincibili.
A me non toccherà mai, pensiamo.
E ci gloriamo dentro di essere intoccabili.
Già, ma fino a quando?
E anche se dentro avverto inquietudine cerco di scacciare i cattivi pensieri con ciò che il buon senso mi vieta.
La Lombardia è zona rossa e off limits?
Non me ne frega niente, io milanese e non, affollo i navigli e i locali notturni, e mi mischio alla mia gente, ai miei simili.
Non mi faccio scrupoli di mascherine, di distanze metriche di sicurezza.
Ghe pensi mi’, faso tuto mi…
E mi faccio forza con gli altri come me e nel branco e nella massa divento spavaldo in faccia alla paura e alle leggi della paura.
E tutto diventa un terribile non senso.
Tenersi ad 1 metro l’uno dall’altro.
Guardare con attenzione e sospetto chi tossisce, chi starnuta, quasi evitare come fosse appestato l’altro.
E poi ci buttiamo uno sopra l’altro nei pub, nei luoghi della movida notturna, sotto portici e nelle piazze di note zone cittadine.
E la paura si allarga, fa le sue corse…
Anche il virus corre con noi.
Ma mentre il virus nella sua semplice costituzione genetica pensa solo a riprodursi e vivere, e ha tutto l’interesse a far vivere l’ospite, l’uomo si comporta all’opposto.
Nella nostra complessità genomica, noi diventiamo preda del classico istinto della reazione di fuga.
Vogliamo distruggere il virus e invece ci autodistruggiamo.
Perché i nostri comportamenti insensati, come quello di aspettare il decreto governativo della chiusura della Lombardia per fuggire di notte in massa sui treni verso il sud, altro non è che atto di autodistruzione.
E’ il modo più veloce e sicuro di sconfiggere qualunque mortale virus. uccidere l’ospite, facendo terra bruciata attorno al nemico invisibile.
Perché quando la paura ti acceca non c’è legge che tenga.
Si corre all’impazzata come formiche sorprese dal temporale, e si mette in atto il fatidico si salvi chi può.
Ma una umanità del genere, che non conosce intelligenza nel pensare, prudenza nel l’agire, solidarietà nei confronti del simile, e generosità nei confronti di chi ha bisogno, penso che sia condannata da sola alla fine.
E per giunta non sul campo.
Ma ingloriosa, da codardi.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.