Otto motivi, o quattro…

Le beatitudini come ABITUDINI15390_563683436979996_247716952_nper essere o meno un Buon Natale.

Buon Natale a tutti, come se fosse il natale celebrazione ad avere l’impegno di essere buono, e non quelli che in questa ricorrenza si scambiano auguri, abbracci e baci. Può essere buono il natale per coloro che sono poveri nella “carne” e non trovano uomini disposti ad essere poveri per “lo spirito” (1), capaci di condividere con chi non ha quel che loro possiedono, e che non sia il superfluo di ogni giorno? Fossimo capaci di condividere, senza spogliarci del nostro, avremmo alzato il tenore di vita di qualche bisognoso senza necessariamente abbassare il nostro. Ecco, per me non sarà mai un buon natale finché non avrò imparato la generosità. E allora buon natale a te amico mio, che mostri il tuo cuore generoso al bisognoso e fai arrossire di timida vergogna colui che è incapace del gesto della mano aperta. Grazie dai senzatetto, gli abbandonati nelle stazioni centrali delle nostre città, a chi prende il pasto caldo nelle Caritas parrocchiali, i disoccupati che si barcamenano per ritrovare la dignità perduta, tu angelo di luce per loro, nunzio di salvezza per loro e portatore dell’amore del Cielo, buon natale a te.

E poi i “diseredati” (2), coloro che hanno perso tutto, la terra, la casa, gli averi, gli affetti, perché sono fuggiti da paesi in guerra, dove latita la libertà e la vita vera, quella fatta del bene di ognuno, e sfidano il mare e le sue procelle, e vi annegano dentro, vi seppelliscono sogni e affetti, e sbarcano sulle nostre spiagge fidando nell’accoglienza. Ecco a loro il natale buono possiamo darlo accogliendoli, senza se e senza ma, restituendo loro la dignità di uomini persa altrove in paesi ostili. Non tacciandoli di nessuna etichetta, se non quella di fratello uomo, mettendo da parte diffidenze e paure spesso dettate dall’ignoranza, e porgendo la mano aperta per poi stringere la loro.

Tutti costoro hanno “fame e sete di giustizia” (3), sono afflitti (3) , e vedranno il loro consolatore in chi saprà trarli dalla loro pena che li affligge. I malati che soffrono e gemono, gli anziani soli e abbandonati, i carcerati, i miti (4) vedranno riconosciuta la loro dignità. Ma fino a quando uno solo di essi rimane nella condizione di misero nel pianto, fino a quanto vedremo bimbi annegati e buttati a riva dalle onde del mare, nessuno può dire ad un altro simile “Buon Natale”. Buono un cavolo! dimmi, cosa c’è di buono nel Natale, se oggi che nasce un Salvatore del mondo io non sono capace di salvare neanche me stesso? Se non conosco l’uso della parola “misericordia”? Misericordia voglio, e non feste, si potrebbe dire scimmiottando Osea… Misericordia (5), capacità di aiutarci e sostenerci gli uni con l’altro, ma quando mai! Falliscono le banche e si specula sui poveri risparmiatori, e chi dovrebbe aiutarli salva i propri interessi. Misericordia, parola sconosciuta agli uomini, che ne dovrebbero fare metro delle loro azioni, ognuna improntata ad essa. E invece abbiamo indurito i cuori e spesso applichiamo la legge della giungla ove sopravvivono i forti, i furbi, i prepotenti. La volontà di potenza che soverchia il bene e ci fa vittime della stessa forza che usiamo per sottomettere il mondo. E NE DIVENTIAMO SCHIAVI SOTTOMESSI E UBBIDIENTI, incapaci di spezzare le catene di una animalesca necessità che tarpa le ali alla crescita dello spirito che in ognuno di noi alberga e geme sotto le doglie di un parto che sembra non avere fine.

Se riuscissimo nell’intento di salvarne uno potremmo fregiarci del titolo di “puri di cuore ” (6), degni di vedere Dio nella sua essenza di luce, spirito e amore, così come vuole sfornarcelo il Natale, avvolto in una casa che splende nella notte. Ecco come potremmo essere: luce nelle tenebre, lanterna sul moggio che rischiara la notte e il cammino; invece affondiamo nell’indifferenza e nella insulsaggine di una vita buttata per strada che diventa come sale calpestato dai piedi dei viandanti.

Buon natale agli “operatori di pace” (7), a tutte le bandiere arcobaleno, agli LGBT, a tutti i medici senza frontiere, a tutti gli eserciti disarmati, a coloro che lottano per la società multirazziale uguale nei diritti per tutti, senza barriere religiose o sessuali, per chi vuole pari diritti e doveri per chiunque senza distinzione di razza e tendenze sessuali, che non hanno paura di fantomatici gender o persone che amano il loro stesso sesso, per chi ha sbagliato una volta e adesso ama la persona giusta……Quanti natale poco buoni ancora devono passare prima che tutti quelli che lottano affinché libertà, giustizia e benessere possano essere di tutto il genere umano, cessino di essere perseguitati (8) da una parte dello stesso genere umano?

Per me non è un Natale Buono, ma se vale l’augurio di buon natale per voi, eccovelo col mio sentire

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.

Una risposta a “Otto motivi, o quattro…”

  1. Buon Natale anche cosi con tutti i difetti che abbiamo,
    Solo quando si e’ dentro le miserie si puo’ capire quanta distanza c’e’ tra chi sta bene e chi soffre, questo l’ho imparato perche’ per anni il Natale l’ho passato a cucinare con la mia famiglia al centro di ascolto e prima accoglienza, ma non si e’ migliori per questo, si e’ migliori quando non ci lasciamo sfuggire quello che ci capita ogni giorno, anche poco ma non lo lasciamo andare, questo ho imparato, e il mio rammarico e’ che non sempre svolgo il compito. Angela

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