Morte della Vergine. Caravaggio

Morte della Vergine Maria, opera discussa e capolavoro assoluto. Il destino di Caravaggio si avvia ad una svolta, e questa opera destinata alla chiesa della Madonna della Scala è l’ultima che viene dipinta a Roma. Dopo qualche giorno si avrà la drammatica fuga per l’assassinio di Ranuccio Tomassoni, e il Caravaggio autore del misfatto, ripara prima nelle campagne romane, poi abbandonerà il Lazio. L’opera esce completamente dal rituale sacro comune per sprofondare in una visione di morte e dolore, veramente umane e terrene, suscitando scandalo per questa insolita iconografia che fu rifiutata dai Carmelitani Scalzi. Nella grande ambientazione si vede una donna a gambe scoperte, gonfia e riversa, illuminata da una luce sinistra, attorniata da uomini dolenti e in lacrime. La macabra teatralità è accentuata da un grande telone rosso che adorna uno spoglio ambiente. Nulla di sacro è presente, persino il catino con l’aceto per lavare il cadavere è messo lì per rendere più vera la morte, che non lascia presagire nessun accadimento soprannaturale. La Vergine è rappresentata da una donna idropica, trovata annegata nel Tevere, mentre altra ipotesi è quella che il Merisi avesse voluto ricordare la morte di una suora, Caterina Vannini, ex prostituta morta per idropsia qualche giorno prima, ricordata dal cardinale Borromeo. In ogni caso, entrambe le figure vennero giudicate scandalose e poco idonee ad essere esposte su un altare. Sembra che questa opera veniva ad introdursi nella disputa teologica dei controriformati i quali sulla Assunzione della Vergine erano in contrasto coi riformatori dell’epoca. L’opera morte della vergine Maria, rimase a Roma e dopo un anno fu il duca di Mantova, su consiglio illuminato di Rubens ad acquistare il capolavoro, che fu perso definitivamente all’Italia, passando in seguito alle collezioni reali di Versailles, ove adesso è possibile vederla visitando il Louvre, stando veramente attenti alla sindrome di Stendhal

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.