Dal Vangelo secondo Matteo
Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Voi chi dite che io sia?».
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
[L’utero di Pietro]
Leggiamo nel Vangelo di Matteo: “Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa” (Mt 16,18). Cosa significa “pietra”? Cristo non dice “Pietro” ma lo chiama Kefa, che indica le mani congiunte: in ebraico kaf è la coppa, l’interno di una coppa, è l’utero materno che accoglie il germe e lo porta a maturazione; una volta giunto a maturazione lo consegna alla vita distaccandosi da lui. Allora non è un elemento duro come la pietra.
Nel linguaggio del tempo di Cristo e in tutto il linguaggio antico, sapete che cosa significava la pietra? Era il simbolo della dea madre, della femminilità di tutto l’universo, dell’aspetto misericordioso del mistero divino. Quindi la pietra è il mistero della madre che gesta e partorisce.
Vedete la concezione è tutta differente: Pietro non è il sasso che ci viene battuto in testa, è la coppa che ci accoglie affinché possiamo germinare con le nostre forze e muoverci nella vita.
(Giovanni Vannucci. Cristo e la libertà).
In un tempo in cui la violenza la fa da padrone sugli uteri e sulle loro proprietarie, esaltare l’organo materno da parte di Gesù è la conferma di come il Maestro vedesse la donna sempre al centro del progetto creatore di Dio. La vita che genera vita è solamente la conferma che Dio ha messo come punto fermo l’amore e la generosità di chi è capace di custodire la vita senza chiedere nulla in cambio. E noi spesso ci facciamo padroni di queste vite senza averne il diritto. E diventiamo pietre, oltre che di scandalo, anche di violenza e dolore perpetrati su quelle donne, dimenticando il loro valore e la loro unicità.