L’iconografia di Dali non può non richiamare la famosissima Pala al Brera di Milano, di Piero della Francesca, a cui rimandano la luce diurna e luminosa in cui è immersa la figura e i due oggetti posti sopra la testa della Madonna in posizione uguale a quella che il pittore aretino pone nella stessa posizione della sua Madonna assisa tra i quattro santi. L’uovo da sempre simbolo di perfezione divina, e di integrità verginale del grembo che contiene la vita, potrebbe anche essere una perla in visione prospettica che nasce dalla conchiglia dall’alto. E la vita che nasce e nella sua formazione non ha bisogno di interventi esterni, sia per la perla che per Gesù come accade nel grembo materno (secondo la sana tradizione della deipara vergine). Anche la surreale scultura su cui la Madonna sembra sedere richiama gli archi rinascimentali della famosa e stupenda pala di Brera. Poi altri elementi tipici del pittore surrealista: il pesce, simbolo antico di Gesù ( ἰχθύς-pesce, in greco era il crittogramma con cui si indicava Gesù Cristo figlio di Dio salvatore) posto su un piano che sembra già un altare sacrificale. Le rose, fiore effimero e profumato come la vita di ognuno, il mare, la conchiglia alla parete. Ancora profondamente colpito dalla conclusione del conflitto mondiale con l’atomica, il quadro sembra smembrarsi per gli effetti di una esplosione come nel suo Cristo in croce, e così le colonne e gli architravi della scultura sono spezzati, il mare e il cielo si toccano e confondono le loro linee avvolte in una luce spettrale che irradia da sinistra in alto, illuminando la scena con la figura materna assorta in preghiera e un bimbo che emerge da una cornice luminosa, che regge una sfera scura ( il mondo avvolto nel male), e un libro ( il vangelo della sua parola) che salva.