L’EUCARESTIA NEI VANGELI, da una conferenza di p. ALBERTO MAGGI.

L’EUCARESTIA NEI VANGELI, da una conferenza di p. ALBERTO MAGGI.

Prima di esaminare il vangelo di Matteo, è importante vedere il testo più antico della
celebrazione eucaristica che è contenuto nella prima lettera di Paolo ai Corinzi cap. 11,18-34, perché questo capitolo, non compreso, manipolato dai preti, è uno degli argomenti per tener lontane le persone dall’eucarestia e questa è una cosa indegna! Sentiamo adesso cosa ci dice Paolo e il perché. Paolo scrive: sento dire che quando vi radunate in assemblea vi sono divisioni tra di voi, l’eucarestia deve essere segno di unità e Paolo denuncia il fatto che ci siano delle divisioni, quando dunque vi radunate insieme il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ecco il titolo più antico dato all’eucarestia è “la cena del Signore”. Ciascuno infatti quando siede a tavola comincia a prendere il proprio pasto, così uno ha fame e l’altro è ubriaco. Come avveniva l’eucarestia? I cristiani si riunivano in casa di qualcuno e portavano da mangiare e condividevano. A Corinto questo non accadeva, a Corinto capitava che i ricchi portavano abbondanza di cibi e di bevande e mangiavano e bevevano per conto loro, e i poveri? I poveri stavano a guardare. Quindi denuncia Paolo: comincia a prendere il proprio pasto così uno ha fame e l’altro è ubriaco. E’ contro questo che adesso Paolo si scaglia. Dice: non avete forse le vostre case per mangiare o per bere? Poi narra la cena del Signore: io ho infatti ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso. Il Signore Gesù nella notte in cui veniva tradito prese un pane, e dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: questo è il mio corpo che è per voi, fate questo in memoria per me, e poi ugualmente per il calice. E poi riprende: perciò chiunque mangia o beve al calice del Signore in modo indegno sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ma cosa significa mangiare o bere al calice del Signore, o al pane in modo indegno? Quello che ha detto prima, una comunità dove non c’è unità, dove i ricchi mangiano e i poveri digiunano. Questo è mangiare in maniera indegna la cena del Signore. E continua Paolo: ciascuno dunque esamini sé stesso e poi mangi del pane e beva dal calice, perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo (il corpo come vedremo è la comunità dei credenti) mangia e beve la propria condanna. Queste espressioni di Paolo manipolate, incomprese, sono state e vengono adoperate per tenere lontane le persone dall’eucarestia. Dicono a delle persone: tu con la tua situazione, tu con la tua condotta, tu con il tuo comportamento non ti puoi avvicinare all’eucarestia perché se lo fai, hai sentito mangi e bevi la tua propria condanna. Quindi si è trasformato in un insegnamento morale quello che invece era un insegnamento comunitario. Paolo denuncia la divisione della comunità dove i ricchi si abbuffano e i poveri rimangono a digiuno, qui non c’è nulla a che vedere con la condotta, con il comportamento, con la situazione religiosa, morale o sessuale delle persone. Questo è importante perché ripeto si adopera la parola del Signore per tenere lontane le persone dalla sua cena e questo è intollerabile! Allora, chiarito questo, adesso finalmente andiamo a esaminare il vangelo di Matteo. Per chi vuol seguire: Matteo cap. 26,26. Gli evangelisti sono dei grandi teologi e anche dei grandi letterati e ogni parola, ogni minimo particolare va esaminato e va compreso anche tenendo presente questo; per scrivere un vangelo occorrevano tante pelli di animali, di pecore, ed era molto, molto costoso scrivere un vangelo per cui gli evangelisti per usare più possibile la pelle, la pergamena, scrivevano tutto attaccato. La scrittura dei vangeli in greco naturalmente è lettere maiuscolo tutto attaccato cioè non staccano una parola dall’altra. Perché? Perché era prezioso, costava un patrimonio scrivere un vangelo, allora bisognava utilizzare ogni centimetro. Quindi se voi vedete questi manoscritti antichi sono scritti tutto attaccato, senza spazi, e a volte non è facile separare le frasi specialmente nella lingua greca. Questo significa che gli evangelisti non sprecavano neanche una parola. Se gli evangelisti adoperano certi termini, se impiegano certi termini è perché ha un significato. Allora noi quando leggiamo il vangelo dobbiamo prestare attenzione alla maniera di scrivere degli evangelisti. Perché questa premessa? Perché qui, iniziamo dal v. 26, Matteo scrive: 26 mentre mangiavano….. ma l’ha già scritto! Se noi prendiamo il v. 21 scrive Matteo: mentre mangiavano disse: in verità vi dico, uno di voi mi tradirà. Perché qui al v. 26, Matteo scrive: mentre mangiavano? L’ha già detto, non c’era bisogno a distanza di 5 versetti fare questa ripetizione. Allora quando troviamo queste anomalie nei vangeli dobbiamo prestarci attenzione perché sono preziose indicazioni teologiche. La ripetizione “mentre mangiavano” collega questo momento a quello che era illustrato nel v. 21 cioè l’annunzio del tradimento di Giuda, uno dei 12, unendo il tema della cena con quello della morte. Il v. 21: mentre mangiavano disse: vi assicuro, io vi dico uno di voi mi consegnerà… l’evangelista vuol fare comprendere che le parole e i gesti che adesso seguono sono la risposta di Gesù al tradimento di Giuda. Quindi tutto quello che adesso vedremo è la risposta di Gesù al tradimento di Giuda e anche all’incomprensione e all’ottusità da parte dei suoi discepoli. Ecco il perché la ripetizione.
Gesù prese un pane. Anche qui c’è un particolare molto importante. L’evangelista non scrive che Gesù prese il pane con l’articolo determinativo, ma scrive che prese un pane, questo perché l’evangelista vuole evitare qualunque riferimento alla cena pasquale. Nella settimana della Pasqua bisognava eliminare dalla casa tutto quello che era lievitato perché il lievito aveva un qualcosa di impuro, allora in quella settimana si mangiava pane senza lievito chiamato il pane azzimo. Quindi la settimana della Pasqua era preceduta da una pulizia radicale, a fondo, della casa. Io credo che quelli della mia generazione ricordano, ancora negli anni 50, forse ancora 60, ricordate le pulizie pasquali? Si buttava all’aria tutta la casa, mica si capiva perché a Pasqua bisognava fare tutta quella pulizia, la casa veniva messa tutta quanta a soqquadro, le pulizie di Pasqua, perché? Nascono da questa tradizione ebraica, da questa tradizione giudaica, bisognava eliminare tutto quello che era impuro. Allora l’evangelista per evitare che quello che lui scrive venga compreso come la celebrazione della Pasqua giudaica evita qualunque riferimento per cui non scrive prese il pane (ed era il pane azzimo che si mangiava in quella settimana), ma prese un pane e adesso vedremo il significato. Stiamo esaminando Matteo, Matteo scrive per una comunità di giudei e quindi si rivolge in una maniera che loro possano comprendere e presenta questa cena del Signore sulla falsariga dell’alleanza di Mosè con il popolo. Nel libro dell’esodo si legge che Mosè per stipulare il patto, l’alleanza tra il Signore e il popolo prese il libro dell’alleanza. Il libro dell’alleanza è dove c’era la legge tra Dio e il popolo. Ugualmente qui Gesù prese un pane. Quale è il significato? Nella cena avviene la sostituzione tra l’antica alleanza, quella stipulata con Mosè e la nuova, quella proposta da Gesù. L’alleanza di Mosè aveva ormai esaudito la sua funzione, già i profeti avevano annunziato una nuova alleanza. Geremia 31,32 scrive: ecco verranno giorni, dice il Signore, nei quali con la casa d’Israele, con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova non come l’alleanza che ho concluso con i loro padri. Quindi questa alleanza aveva già esaurito la sua funzione e i profeti già avevano annunziato una nuova alleanza. La nuova alleanza rende ormai inefficace l’antica. Nella lettera agli ebrei 8,13 si legge: dicendo alleanza nuova Dio ha dichiarato antiquata la prima, ora ciò che diventa antico invecchia, ed è superato. E’ importante la differente modalità di questa alleanza: Mosè ha preso un libro, una legge che rimane esterna all’uomo, Gesù prende un pane, alimento che diventa la vita dell’uomo, è il cambio profondo della alleanza tra Dio e gli uomini. Mosè ha imposto una alleanza tra dei servi e il loro Signore basata sulla accettazione e sull’obbedienza alle leggi di Dio, Gesù, il figlio di Dio, propone una alleanza tra dei figli e il loro padre basata sull’accoglienza di un amore simile al suo. Identificandosi come vedremo col pane, Gesù vuol fare comprendere che il pane, cioè l’alimento capace di dare la vita, non è un codice scritto, ma una persona viva. Offrendo il pane, Gesù non lega, non vincola i suoi a una dottrina alla quale i discepoli devono aderire, ma a un alimento con il quale nutrirsi. La differenza è radicale, è profonda perché se l’alleanza con Dio è basata su una legge, io per essere a posto con Dio devo osservare questa legge. Ma questa legge mica conosce la mia storia, questa legge che ne sa della mia esperienza, del mio vissuto, delle situazioni della vita nelle quali mi sono venuto a trovare, delle sofferenze, dei drammi che mi hanno colpito?… La legge è così!
E se io, e se io non riesco ad osservare questa legge? E se io non posso osservare questa legge perché se osservo questa legge significa che devo soffocare la mia vita, la vitalità? Sono escluso da Dio. Quindi dal momento che c’è una legge, è la legge stessa che divide gli uomini tra meritevoli e no, tra buoni e cattivi, tra puri e impuri. E’ la legge stessa che emargina le persone da Dio ed è la legge stessa che permette ai sacerdoti di stabilire con tanta sicurezza: tu sei peccatore, tu sei nel peccato, tu sei a posto. Ebbene con Gesù è finito tutto questo. Con Gesù il rapporto con Dio non è più basato sull’obbedienza di una legge che discrimina tra le persone ma sull’accoglienza di un amore. La legge non tutti la possono osservare, l’amore tutti quanti lo possono accogliere. E’ la novità, la buona notizia portata da Gesù che Dio non è attratto dai meriti delle persone, quelli che osservano la sua legge, ma Dio è attratto dai bisogni delle persone e per questo si fa pane che alimenta, che dà vita alle persone. Allora con Gesù cambia il modello del credente. Chi è il credente? Nell’antica alleanza il credente è colui che obbedisce a Dio osservando le sue leggi, nella nuova, quella proposta da Gesù il credente è colui che assomiglia al Padre praticando un amore simile al suo. Questa è la buona notizia portata da Gesù.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.