Lc 15,3-7 Nessuno si perde

Dal Vangelo secondo Luca 

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:
«Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

Gesù ha appena posto alla folla che lo segue le tre condizioni della sequela e della scelta libera e consapevole di essa. Essere liberi dagli affetti, dai vincoli familiari, libertà dalla propria reputazione, (prendere la croce), liberi dal possesso dei beni. Stranamente chi si sente attratto da queste parole di insegnamento non sono le persone che si reputano vicino a Dio e ne officiano i culti, i farisei e sommi sacerdoti con gli scribi, ma i pubblicani e i peccatori, gli esclusi e gli impuri per eccellenza. E sono appunto queste categorie sociali così pronte ad accogliere il messaggio del Maestro  che scatenano la reazione contro Gesù da parte delle autorità religiose. «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro» dicevano. Invece di rallegrarsi che persone escluse ed emarginate possano trovare la loro rivalutazione sociale con Gesù, queste persone religiose accecate dalla trave del loro zelo verso la legge e Dio nutrono astio nei confronti di chi li accoglie e se ne prende cura. Gesù mangia con gli impuri e diventa impuro a sua volta. Per i custodi della ortodossia della religione e per i farisei questo è un crimine intollerabile. Allora Gesù si rivolge a loro, scribi e farisei, con la parabola delle 99 pecore. Dio si prende cura di tutte le pecore del suo gregge, e se una è perduta corre alla sua ricerca e non torna all’ovile dalle altre 99 finché non l’ha recuperata. Dio non si cura del culto e del rito religioso, che scribi e farisei officiano e rispettano, Dio si preoccupa della felicità degli uomini, e gli sta a cuore che essi non si smarriscano in una vita di ingiustizia (peccato) chiusa nell’egoismo. Egli sempre va alla ricerca di colui che si perde, e una volta trovatolo (conversione di vita) prova grande gioia. Quella gioia che nella seconda parabola può provare la donna che aveva perduto la sua moneta e poi la ritrova. La gioia del padre che ritrova il figlio, sarà il tema della terza parabola del capitolo 15, che è appunto il capitolo della gioia di Dio. Una gioia che solo un padre innamorato dei figli, un Dio che ama il genere umano alla follia può trovare. Se solo potessimo avere orecchie per intendere questo, la nostra vita di credenti cambierebbe in modo radicale. Essere amati così in modo assoluto è il dono più grande che la vita può riservarci. Un amore che solo un dio può esprimere e donare. E ne abbiamo visto l’immagine e la prova provata nella vita di Gesù di Nazareth.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.