LA RESURREZIONE DI LAZZARO, da una conferenza di p.ALBERTO MAGGI 1

LA RESURREZIONE DI LAZZARO, da una conferenza di p.ALBERTO MAGGI
Tratteremo di quelle che vengono chiamate resurrezioni nei vangeli. A rigor di termini non possono essere chiamate resurrezioni ma rianimazione di un cadavere, San Paolo nella lettera ai Romani (6,9 ) dice chiaramente l‟unico che è resuscitato dai morti e non muore più è Gesù Cristo, perché tutti coloro – e sono pochi – che Gesù ha resuscitato dai morti, poi senz‟altro dopo sono morti un‟altra volta.
C‟è da chiedersi se Gesù gli ha fatto un favore. Non so se conoscete il libro di quel Nobel portoghese Saramago ”Il vangelo secondo Gesù Cristo”; quando Gesù volle resuscitare Lazzaro, c‟è la sorella che cerca di impedirglielo e gli dice esattamente così: ”Nessuno nella vita ha commesso tanti peccati da meritare di dover morire due volte”.
Perché se come si crede, dopo la morte, si entra in uno stato di pienezza totale, si fa un favore a resuscitare il morto? E questa persona, una volta resuscitata, come vive con la prospettiva di dover morire un‟altra volta?
Le cosiddette resurrezioni nei vangeli sono pochissime, sono appena tre. Due di anonimi: la resurrezione della figlia di Jairo in casa, era appena morta; nel vangelo di Luca la resurrezione del figlio della vedova, nel corso del funerale.
Noi tratteremo quella più difficile, perché è l‟unica con il nome, ma è l‟unica dove il morto è già da quattro giorni nel sepolcro. Resuscitare un morto, che è ancora caldo, durante un funerale si può fare, ma resuscitare uno che puzza già – come dice Marta – è complicato.
Nei vangeli ci sono appena tre resurrezioni, un po‟ poche. Se Gesù aveva veramente il potere di far ritornare in vita i morti, perché non lo ha esercitato un pò di più?
Nel vangelo di Matteo – ma lo vedremo meglio a suo tempo – c‟è una resurrezione imbarazzante perché, scrive l‟evangelista, al momento della morte di Gesù, ” Le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono – e attenzione – e molti corpi di santi morti risuscitarono”.(Mt. 27,51-53). Nel momento in cui Gesù muore si aprono i sepolcri, resuscitano i morti. Notate la stranezza “E uscendo dai sepolcri dopo la sua resurrezione”. Loro resuscitano, ma non è Pasqua e aspettano.
Aspettano di uscire dai sepolcri il giorno di Pasqua. Ĕ una resurrezione collettiva, imbarazzante, e non c‟è commentatore che non affermi che si tratta di una descrizione simbolica con la quale l‟evangelista vuole affermare che la resurrezione di Gesù verrà trasmessa anche a tutti quelli che erano deceduti prima di lui.
Le resurrezioni che abbiamo nei vangeli, sono un fatto vero o un fatto storico? Riguardano la fede o riguardano la cronaca? Ecco, a voi la risposta.
Pensate a un funerale. Pensate che, leggere il vangelo della resurrezione di Lazzaro, sia di conforto e di consolazione per le persone che piangono il defunto? Non credo. Alle persone che piangono il loro caro che è morto, se noi leggiamo con l‟interpretazione storica letteraria il vangelo di Lazzaro, non solo non si dà conforto, ma si dà rancore. Gesù, se tu fai resuscitare i morti, non potevi impedire che questo mio caro morisse? Leggere a un funerale la resurrezione di Lazzaro non solo
non conforta la gente, ma fa crescere un rancore verso questo Signore che è stato assente.
C‟è da chiedersi questa lettura che faremo, va interpretata in maniera storica, è un avvenimento reale, storico o va letta in maniera simbolica, teologica? Riguarda una verità di fede ed è quindi attuale, validissima per noi per le nostre situazioni o qualcos‟altro? Ci faremo guidare dallo stile dell‟evangelista.
Ĕ tipico di Giovanni far seguire: “ Io sono “, alle dichiarazioni solenni con le quali Gesù conferma la sua condizione divina e lo fa per tre volte. Per tre volte Gesù afferma” Io sono”. Io sono è il nome di Dio. Quando Mosè nell‟episodio del roveto ardente chiese a Dio: ”Dimmi il tuo nome”. Dio gli rispose: ”Io sono”. Non è tanto un nome, un‟identità, ma un‟attività che lo rende riconoscibile. Gesù rivendica per sé la pienezza della condizione divina.
Gesù nel vangelo di Giovanni per tre volte dichiara: “Io sono” la condizione divina e fa queste affermazioni:
– Il pane vivo( Gv 6,51).
– La luce del mondo( Gv. 8,12).
– La resurrezione(Gv. 11,25).
– A queste tre solenni affermazioni l‟evangelista fa precedere nel primo caso, seguire negli altri due, degli episodi che spiegano e fanno comprendere questa affermazione teologica. Ci sono tre affermazioni di Gesù precedute da Io sono. Io sono il pane vivo che segue l‟episodio della condivisione dei pani. Io sono la luce del mondo e subito dopo c‟è la guarigione del cieco nato. Infine quella che noi vediamo oggi: “ io sono la resurrezione e la vita” (Gv .11,25) e l‟episodio della resurrezione di Lazzaro. L‟evangelista ci fa già comprendere che la resurrezione di Lazzaro è la scenificazione, la comprensione a livello comunitario di questa solenne affermazione di Gesù:” Io sono la resurrezione e sono la vita .”
Ci faremo guidare come sempre dalle chiavi di lettura che gli evangelisti ci pongono. Per chi ha il vangelo, capitolo 11,1 di Giovanni.
“Era allora malato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella – l‟evangelista compone questa espressione ricalcandola su quanto nel primo capitolo ( Gv 1,44) aveva scritto: ” Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro”. Perché l‟evangelista per presentare Lazzaro, Maria e Marta ricalca questi primi tre discepoli? Perché sono i primi tre discepoli che sono attaccati alle idee dell‟Antico Testamento. Infatti Filippo diceva: ”abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti”( Gv 1,45). I discepoli di Gesù non hanno ancora capito la novità portata da Gesù. Pensano che sia un profeta inviato da Dio. L‟evangelista ci dà la prima chiave di lettura. Qui c‟è una comunità che, pur avendo accolto e dato adesione a Gesù, è ancora condizionata dalla tradizione religiosa
dell‟Antico testamento. Togliersi dalla pelle e dal nostro DNA una tradizione religiosa è un‟impresa difficilissima. La prima indicazione è una comunità che ha dato adesione a Gesù, ma che ancora continua a credere con le categorie religiose dell‟ Antico Testamento. Come viene descritta questa comunità? Anzitutto Lazzaro, il cui nome vuol dire Dio aiuto, è l‟unico malato in questo vangelo che porta il nome. Perché è l‟unico malato? Gesù aveva detto che le sue pecore le chiamava per nome per farle uscire dal recinto, dalla istituzione religiosa. Lazzaro di Betania – ogni qualvolta che nei vangeli troviamo l‟espressione “il villaggio” significa resistenza alla novità di Gesù. Il villaggio è il luogo condizionato dalla mentalità della città, è il luogo della tradizione, il luogo attaccato alla tradizione e resistente alla novità portata da Gesù. “Di Maria e di Marta sua sorella,” noterete in tutta la narrazione che Maria occupa sempre il posto centrale, che è il posto più importante. Gesù non entrerà nel villaggio. Per incontrare Gesù occorre uscire dal villaggio, il luogo della morte, “Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il
Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli, suo fratello Lazzaro era malato”(Gv. 11,2). Qui l‟evangelista anticipa quello che ci sarà nel capitolo successivo. La comunità cristiana, vedendo che la vita è stata capace di superare la morte, fa un banchetto nel corso del quale – mentre in questo vangelo Marta dice” Puzza”, l‟effetto della morte è il puzzo, al contrario l‟effetto della vita è il profumo – Maria inonda di profumo questa comunità. L‟evangelista anticipa già la resurrezione di Gesù, perché Gesù dirà” conservate questo profumo per il momento della mia
morte” (Gv. 12,7 ). Non lo faranno, dovranno comperare quaranta chili di profumo per imbalsamare Gesù. Non hanno compreso che la vita di Gesù è capace di superare la morte.

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.