LA RESURREZIONE

La Resurrezione di Gesù di Nazareth è un evento fondante per il Cristiano e la sua vita. Eppure tutto viene reso complicato dalla costruzione teologica che ha appesantito l’evento, che non è storico, ma è un avvenimento della fede. Tutti i vangeli sono avvenimenti di fede, non certo fatterelli di cronaca spicciola! servono a far maturare e far prendere coscienza al credente che esiste una dimensione dell’umanità che è una realtà piena e completa, in cui l’uomo può espletare la sua forza spirituale che ove sorretta dalla giusta misura della fede potrebbe permettergli “di fare cose più grandi” di quelle compiute da Gesù, e smuovere le montagne o comandare ad un albero di gelso di andare a piantarsi nel mare. La morte di Gesù di Nazareth è un fatto documentato storicamente, e la morte è un evento naturale e conclusivo della vita degli uomini, e l’uomo Gesù non poteva non sottostare alla legge naturale. Ma le attese e le speranze dei suoi discepoli, ma anche l’aspirazione all’immortalità che nutre l’umanità fin dal suo apparire e prendere coscienza sulla terra e nel mondo, vedono oltre l’evento della morte fisica. Tutto quello che hanno sperimentato i discepoli dopo la resurrezione di Gesù, era in un certo senso la traduzione necessaria, consolante, e corroborante del suo compimento personale, nel modo adatto a noi mortali, e non ci autorizza a descrivere in forma tangibile ai nostri sensi il compimento definitivo dell’ uomo nella pienezza divina. ( da K. Ranher).   Con Gesù si manifesta all’uomo il suo destino oltre la morte, non certo dimostrabile con la ragione, ma con la fede e con una esperienza di vita che porta a tale conclusione. Ora poiché è già complicato spiegare e mettere a tacere i dubbi che attaccano la ragione sull’esito finale del destino di Cristo e dell’uomo, la teologia non ha certo facilitato in tal senso il compito, gravando l’evento di mistero e da un alone quasi magico e inspiegabile, come la dissoluzione del corpo che veniva trasformato in “corpo glorioso” e come tale assunto in cielo, ove adesso regna e siede alla destra del Padre. Ma un corpo, anche se glorificato, è pur sempre “soma” cioè materia, consistente, soggetta alle leggi fisiche, al tempo e allo spazio. Quale zona di cielo e di universo lo alloggia e ospita? Allora la mente raziocinante del credente deve capire che non un corpo trasformato viene a superare la barriera mondo-morte, ma lo spirito che abbiamo nutrito mettendoci nella stessa lunghezza d’onda del bene che Dio dispensa e dona, immettendo ordine a scapito del disordine, armonia e bellezza invece che caos e disarmonia. Sia ben chiaro che per me anche se Gesù non fosse esistito, figuriamoci risorto, le sue parole e i suoi insegnamenti tramandati fino a oggi sarebbero sufficienti a regolare la mia vita e funzionare come mezzo di salvezza. Ecco, la salvezza, ma da cosa se il peccato e la sua redenzione non sono più lo scopo della sua venuta? Gesù prima di essere un salvatore, è un maestro e un liberatore. La sua redenzione opera per liberarci dal potere del mondo, dal peccato dell’egoismo e dell’interesse, dalla paura della morte; egli è maestro di vita, non religiosa, ma della vita che dobbiamo vivere nella nostra piena umanità. E la piena umanità si realizza quando siamo capaci di uscire da noi stessi, trascendere l’io che ci domina e comanda e ci tiene schiavi, e liberi dalle necessità del mondo, possiamo donare qualcosa di noi stessi agli altri. E donando ci arricchiamo di spirito, e possiederemo il mondo, perché mentre la ricchezza ci possiede, noi possediamo soltanto quello che siamo capaci di donare. Ecco la via della spiritualità che Gesù ci indica, che ci traccia e in base a quella percorrere la strada che porta all’eternità. Perché la morte sarà soltanto un momento di passaggio, Gesù passa donando il suo spirito. Egli ci apre la porta della 5° discontinuità (Mancuso); quella che da un corpo in disfacimento e preda della morte possa avere origine la vita piena e divina che supera e trascende la morte stessa, vincendola. Non abbiamo bisogno di segni grandiosi o eventi mirabolanti per credere in questo; dobbiamo solo coltivare la nostra speranza connaturata nel nostro essere uomini destinati ad un futuro, così come ci dice la storia evolutiva dalla quale ci affacciamo, che dal puntino primordiale ci ha portato alle galassie, dai gas primordiali alle molecole proteiche della vita, dagli organismi unicellulari alla complessità del cervello umano, dall’homo sapiens quasi scimmiesco alle grandi produzioni dell’ingegno e del genio dell’uomo. Perché non devo credere che dal corpo esangue di Gesù non dovesse avere origine la mia eternità e la stessa gloria di Dio?

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.