Questo episodio legato ad uno dei profeti di Javhè il più sanguinario dopo Mosè, cioè Elia, che in precedenza nel torrente Kison scannò 450 profeti di Baal, dopo che avevano fallito la “prova del fuoco” sul monte Carmelo, viene legato con molta larghezza di genio e molto postumo ad un particolare appellativo della Madre di Gesù il Nazareno: la Madonna del Carmelo. Vedere nell’episodio della siccità e nella nuvoletta che vien dal mare l’immagine della Madre di Gesù, che viene a rendere fertile la terra con il Figlio dell’Uomo che nascerà da lei, mi sembra una bella immagine poetica ma senza fondamento alcuno teologico. Se anche si volesse legare questo episodio alla figura di Maria gli esegeti che hanno fatto questa ardita operazione hanno di fatto anticipato e assecondato le visionarie apparizioni che da secoli contraddistingue la devozione popolare nei riguardi della Madonna, anche quella che certificò la presenza e l’apparizione del 16 luglio 1251 ad un frate carmelitano, facendo si che la ragazzina di Nazaret, da opera prima e più importante della fantasia del Padreterno, è diventata il soggetto più fantasioso della religione cattolica, che le attribuisce titoli e soprannomi a chi più ne ha più ne metta.