La croce nel vangelo a proposito di quella che Gesù si è caricata solo una volta ne parla rivolgendosi ai suoi : “Chi mi vuol seguire sollevi la sua croce e mi segua” ( Mt 16,24). Non una croce da caricare sulle spalle come un peso, ma da “sollevare” e mostrare agli altri come simbolo di accettazione della lotta di libertà e delle persecuzioni che a causa della Parola si devono prima o poi incontrare nella vita. Non la sofferenza “tout court” ma lottare e superare le difficoltà, mentre spesso questa frase viene intesa come passiva rassegnazione di chi dice “è la croce che Dio mi manda”. Sarebbe come dice Kung, trasformare il cielo in un Inferno, perché né Gesù, né Dio mandano croci e accettano sofferenze in cambio di purificazione e in sconto di chissà quali peccati, siamo noi che spesso trasformiamo la nostra vita in un calderone di sofferenze per noi e gli altri nutrendo sentimenti che nulla hanno di cristiano, come la gelosia, l’invidia, l’incapacità a perdonare, il risentimento, la cattiveria, e tutto ciò che impedisce la sana crescita umana.
Quanta parte hai visto tu di Giuseppe nella vita di Gesù nei vangeli, a parte quella immaginifica devota e spesso irrealistica raccontata nelle favolette per i bambini? E Maria a parte “serbare nel cuore queste cose” e ” fate quello che lui vi dirà” quante volte l’hai vista parlare dopo la nascita di Cristo? Per favore, in una serena lettura del vangelo, stiamo attenti alla realtà delle scritture, non a ciò che viene tramandato, come il bue e l’asino nella grotta, le cadute di Gesù sulla via del calvario, ecc ecc. La croce sia adorata, ma non caricata, Dio non vuole il male, se no non sarebbe buono, e se lo volesse togliere e non lo fa allora non è onnipotente. Non viene da lui nessuna croce, quella è solo nel calvario, ed è stata destinata a Gesù di Nazareth
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